Michael Connelly: alle calcagna romanzesche di Serial Killer, Poeti e Giornalisti.

Il Poeta di Michael Connely

S’intuiva già in uno dei romanzi d’esordio, ovvero in quel “Debito di sangue” che ne lasciava intravedere le marcate doti di “giallista” di razza, ma è con il bellissimo ed avvincente “Il poeta” (casa editrice Piemme, pag 497, costo 19,90 €) che lo scrittore americano Michael Connelly si candida, con prepotenza legittima, alla leadership nella narrativa thriller. La trama, semplicemente splendida, si avvale di costruzioni e di personaggi pienamente credibili e realistici, pur nella loro sconcertante originalità: qualità assai rara nei romanzi noir, dove spesso si tende ad eccedere in colpi di scena vistosi e in eccentricità di maniera.

Jack, il protagonista, è un giornalista di Denver. La morte è il suo mestiere, la sua fonte di reddito, la base della sua reputazione professionale. E’un consumato cronista di nera e di sé confessa: “Io tratto la morte con la passione e la precisione di un becchino: serio e comprensivo quando sono in compagnia dei familiari in lacrime, ma da freddo osservatore quando sono solo”. In realtà, Jack s’illude di riuscire a tenere la morte a distanza di sicurezza. Ma, un giorno, essa irrompe furiosa (ha altre modalità di apparizione, ahimè, nelle nostre vite?) nell’esistenza di Jack: suo fratello gemello, Sean, poliziotto, si è ucciso. Ben presto il giornalista scopre che non si tratta di suicidio e, una figura terribile di serial killer si staglia angosciosa sulla scena del romanzo.

L’orribile assassino, oltre che sterminatore di poliziotti, è anche pedofilo e omicida generico (se così si può dire nel freddo gergo tecnico, cioè senza specializzazioni). E per finire, è cultore della grande e potente poesia, dagli echi oscuri e tetri, di Edgar Allan Poe (con le sue parole, firma la rivendicazione dei delitti, di qui deriva il titolo del romanzo). Jack s’inoltra così ne territorio della morte, senza più cautele e senza più alibi di sorta. Ci va come ad un appuntamento già deciso e segnato da tempo (da bambino gli morì una sorellina, lasciandogli un inestinguibile senso di colpa, ecco un altro nodo chiave dell’intreccio narrativo). In questa sua esplorazione ravvicinata Jack si avvale della collaborazione dell’Fbi, incaricati del caso e, che gli permettono di seguire l’inchiesta. Tra le agenti c’è la bella e misteriosa Rachel: tra i due nasce inevitabile la passione. Tra gli agenti c’è l’ex marito di costei, comunemente definito “una canaglia”. Dal punto di vista sentimentale, un intrigo non indifferente.

Il riassunto, per forza di cose ellittico (per non guastarvi lo snodarsi delle vicende, da scoprire assolutamente da soli) non rende ancora piena visibilità alla bravura di Connelly, di cui ci si accerta, solo leggendolo ed assaporandone, frase dopo frase, ricchezza e spessore letterari. Il suo racconto abbonda di effetti che destano stupore e sussulto (fino all’ultimissima parola), le sue trovate investigative sono d’alta scuola, la sua meditazione di fondo (conoscere gli uomini è sempre un po’ scendere negli abissi della psiche) è cupa, ma senza i compiacimenti da “turista del macabro” di altri colleghi come la Cornwell e i thrilleristi seriali. Connelly sa narrare ambienti, situazioni e personaggi, senza cercare l’effetto-paura a tutti i costi: quello verrà da sé, nell’incastrarsi delle vicende e degli stati d’animo, che vantano sempre una componente macchiata e una pura. Per esperienza diretta, possiamo convenire sulla sua descrizione del mondo giornalistico, delle sue regole, dei suoi tic e tabù, delle sue dannazioni, delle sue (ormai poche, ahinoi) virtù. In genere è difficile raccontare i giornalisti, vincono piaggerie e lusinghe. Connelly, che è stato giornalista, lo fa in maniera impeccabile, senza peli sulla lingua e sulla penna e, nella piena e più cruda verità.

Insomma, nostri cari Naviganti tra i mari del web e della parola scritta, che cosa si può chiedere di più, a uno scrittore che sa rendere verosimili e appassionanti due categorie quasi sempre detestabili, come i giornalisti e i serial killers? E che rimette in circolo l’amore per la musica nera e disperata della poesia di Edgar Allan Poe? Niente gli si può chiedere, a questo Re dei polizieschi di classe: solo leggerlo, amarlo dentro di sé e, se lo gradite, applaudirlo a “scena aperta” qui, nella platea sempre accogliente dei nostri e vostri commenti!! A presto! Buona vita a Todos! Vostra Elena P.

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