Archivi categoria: Storia dell’Arte

Tutto il cielo in una stanza: la pittura ariosa di Giambattista Tiepolo.

Sensibile ed acuto testimone del proprio tempo, Giambattista Tiepolo (Venezia 1696-Madrid 1770), artista “frescante” raffinato e leggiadro, fissò lo splendore di un’epoca irripetibile, il Settecento veneziano, in ogni sua opera, dalle tele più sfarzose fino agli affreschi di tema religioso e mitologico, determinanti per la diffusione del nuovo gusto rococò, in tutta Europa. Continua la lettura di Tutto il cielo in una stanza: la pittura ariosa di Giambattista Tiepolo.

Il primo Sole della Venezia quattrocentesca: il Maestro delle Madonne, Giovanni Bellini.

Su Giovanni Bellini, allievo della celebre bottega lagunare del padre Jacopo e del fratello Gentile, su lui solo, riposa il futuro quattrocentesco della pittura veneziana. Lui solo ha attraversato il secolo, comprendendo e facendo propri i movimenti più profondi, pur rimanendo fedele a una sua coerente estetica di base: rivivono nella sua pittura, contemporaneamente, l’entusiasmo per la prospettiva brunelleschiana di Jacopo Bellini, il genitore; l’antico esaltato da Andrea Mantegna, suo cognato; la classicità marmorea di Tullio Lombardo; la strenua logica di Piero della Francesca; le risorse della nuova tecnica nordica della pittura ad olio; il passaggio a Venezia di Leonardo; il tonalismo romantico di Giorgione; l’innovativa vividezza cromatica di Tiziano. Continua la lettura di Il primo Sole della Venezia quattrocentesca: il Maestro delle Madonne, Giovanni Bellini.

Il Pittore delle donne perdute: Henri de Toulouse Lautrec.

Il pomeriggio del 9 settembre 1901, il conte Henri de Toulouse-Lautrec-Monfa, appena dimesso da un manicomio e distrutto dalla sifilide e dall’assenzio, è seduto in poltrona mentre la madre gli tiene la mano, amorevolmente, nel salotto del castello di Malromò, una delle proprietà  di famiglia, vicino a Bordeaux. Nella stanza accanto il padre Alphonse, detto il “principe nero”, un uomo che eufemisticamente si potrebbe definire bizzarro, discendente da una delle più antiche casate di Francia (vi basti sapere, che ha il diritto di portare gli speroni anche nella cattedrale di Reims) e che ama travestirsi ogni giorno in maniera diversa, fa rumori molesti cercando di uccidere le mosche, con una frusta di sua invenzione. Henri ha un moto di stizza e sbotta: “Toujours le vieux con” (che vi tadurrò, in maniera politicamente corretta, “sempre il vecchio rompiscatole”). Poi si accascia e muore, tra le braccia della madre che lo aveva immensamente amato e compreso, fin dal primo vagito. Continua la lettura di Il Pittore delle donne perdute: Henri de Toulouse Lautrec.

Giverny: il giardino-ossessione del superbo Claude Monet.

Opera di Claude Monet

Ai confini della Normandia, la villa di Giverny fu perno visivo ed ispirativo del padre dell’Impressionismo, monsieur Claude Monet, lungo tutta la sua interminabile attività pittorica. Un catalogo inesauribile e rigoglioso di piante, fiori, giochi d’acqua, colori e luci: per quasi 40 anni, in ogni stagione e momento del giorno, con una maniacalità  incontrollata, fu il soggetto preferito dall’artista. Continua la lettura di Giverny: il giardino-ossessione del superbo Claude Monet.

Il figlio del Mito classico che dipingeva fuori dal tempo: Puvis de Chavannes.

L’eternità gli scorreva nelle vene e, con essa, un amore totalmente ricambiato per il respiro antico del Tempo dorato, popolato dai Miti e dai Sogni. Relegato nell’immobilità immeritata del passato, in realtà  fu, per certi non trascurabili aspetti, un “padre” segreto della modernità pittorica di maggior richiamo. Il ventesimo secolo, forse nella totale inconsapevolezza e cecità data da un rombante progressismo, aveva un padre nascosto, incisivo e sorprendente, in Pierre Cècil de Chavannes (Lione 1824-Parigi 1898), che rappresentò la fine della Belle èpoque nel nome di un classicismo puro, al di fuori del tempo, ispirato all’universalità razionale di Piero della Francesca e della sua “pittura eterna”. Continua la lettura di Il figlio del Mito classico che dipingeva fuori dal tempo: Puvis de Chavannes.

Man Ray: l’occhio artistico che adorava le labbra e i nudi femminili.

Man Ray, pittore e fotografo statunitense, aveva in realtà, un pesante nome e cognome, Emmanuel Radnitzsky, che gli veniva da un padre ebreo ucraino trapiantato negli Usa e, nell’idea di spianarlo in una formula più accessibile, ovvero nella versione “Man Ray”, è quasi da vedere il primo intervento espressivo di stile Dada dell’artista, laddove per Dada s’intende un movimento artistico dell’Avanguardia europea dei primi del Novecento, che rifiuta ogni atteggiamento razionalistico, s’accompagna alla dissacrante negazione di forme e significati ed, è caratterizzato dal principio della casualità e dell’attribuzione di un nuovo valore, ad oggetti trovati nella quotidianità e decontestualizzati. Continua la lettura di Man Ray: l’occhio artistico che adorava le labbra e i nudi femminili.

Giù le mani, Monsieur Napolèon, da Messer Leonardo da Vinci!

Francia, inizi Ottocento, i predatori per eccellenza del nostro patrimonio artistico, ovvero i nostri cugini d’Oltralpe, i sudditi di Sua Maestà, l’Empereur Napolèon, colpiscono ancora. E lo fanno, alzando il tiro sul maggior Emblema culturale e scientifico che l’Italia abbia donato al mondo, ovvero Messer Leonardo da Vinci. Ma come avvenne che il borioso Napoleone ardì di compiere un furto siffatto? Ebbene, miei appassionati lettori, prestate attenzione ai fatti curiosi ed inediti, in cui ci addentremo fra poco e, scoprirete che si poteva beffare e schernire anche l’arrogante avidità del “piccolo” Corso, affammato d’ambizione e di potere. Continua la lettura di Giù le mani, Monsieur Napolèon, da Messer Leonardo da Vinci!

Il Tesoro artistico dei Vecellio in Cadore.

Grazie alla straordinaria lezione pittorica del Maestro dei maestri, l’insuperabile Tiziano Vecellio, che proprio tra le fiere cime dolomitiche ebbe i natali, una longeva e fertile dinastia di fratelli, cugini, nipoti e figli, formatisi nella bottega dell’indiscusso padre del colore rinascimentale, mosse i primi passi nel mondo dell’arte, a partire dall’ambiente cadorino, per poi divulgarne modi, espressioni e caratteristiche, ciascuno secondo le proprie capacità e personali peculiarità . Continua la lettura di Il Tesoro artistico dei Vecellio in Cadore.