Albano Quaiattini (1930- 2011), di Pasian di Prato, nella sua fotografia, cui si è dedicato dagli anni sessanta del ‘900, riprendendo una tradizione familiare, è stato un silenzioso e appassionato indagatore del territorio. Il suo lavoro è cresciuto nel tempo, a mano a mano che la sua osservazione del mondo e del paesaggio lo ha reso consapevole delle profonde e inarrestabili trasformazioni che andavano segnando il vivere sociale e il paesaggio agrario.
L’esposizione allestita per l’estate presso il Museo Etnografico del Friuli, grazie alla disponibilità degli eredi e dell’Ecomuseo delle acque, propone alcune fotografie relative alle ultime stagioni della bachicoltura in Friuli, un tempo importante fonte di reddito nelle case contadine e per le donne in particolare che così traevano guadagno dalla vendita della galletta, la galète, ed erano poi impiegate a diversi livelli nelle diverse fasi di lavoro all’interno delle filande per la trattura della seta.
E’ previsto in incontro di presentazione, ad ingresso libero, martedì 17 luglio alle ore 17.30 con Gianfranco Scialino ed Luciano Modonutto.
Molte e ancor più fotografie – rispetto all’esposizione – costituiscono anche il soggetto e la documentazione del libro “Il gelso e il baco da seta” edito dall’Ecomuseo delle Acque di Gemona intercalate da numerosi scritti che approfondiscono i diversi temi legati al mondo della seribachicoltura, come l’importanza della coltura del gelso, l’influenza sul disegno del paesaggio agrario, i tempi dell’allevamento con i gesti e le tecniche, il lavoro femminile, la memoria orale, l’importanza della bachicoltura nell’economia agricola friulana. Le istantanee a colori si riferiscono a un ventennio di reportage in molte località della pianura e della bassa friulana ma non solo, anche borghi della pedemontana.
Il gelso è ripreso nelle diverse stagioni e nei periodi vegetativi; dentro le case sono documentate le fasi di crescita dei bachi, la predisposizione dei letti in cui si succedono le mute fino alla chiusura in bozzolo, nelle aie il lavoro di sfrondatura dei rami per procurare la foglia, con attenzione ai gesti del lavoro e alla convivialità durante le diverse pratiche che accomunavano diverse generazioni. Quindi la disboscatura e la sbozzolatura con la preliminare pulizia dei candidi bozzoli prima del viaggio verso l’essicatoio.
Il Museo di Udine si offre così come uno spazio urbano in cui ripercorrere stagioni di un lavoro non estraneo alla città: le case coloniche della prima periferia conoscevano i tempi della bachicoltura e in via Grazzano a pochi passi del Museo era attiva una importante filanda cittadina.
Le sale del museo offrono poi, al secondo piano, apparati per comprendere il lavoro di trasformazione della fibra per ottenere il preziosissimo filo impiegato nella manifattura dei drappi più preziosi ma anche, nei suoi scarti, nella lavorazione domestica e artigianale.
La mostra è aperta da sabato 7 luglio fino al 31 agosto
INFO/FONTE:
MUSEO ETNOGRAFICO DEL FRIULI
Palazzo Giacomelli, via Grazzano 1 – Udine
Orario estivo: da martedi a domenica: 10.30 – 19.00
Lunedì chiuso
tel. 0432.271920
museoetnografico@comune.udine.it
http://www.udinecultura.it
“La fuea e i cavalîrs” – Fotografie di Albano Quaiattini
Museo Etnografico del Friuli – Palazzo Giacomelli
via Grazzano, 1
Udine
Orario – Ingresso: 10.30 / 19.00 (lunedì chiuso)
Dal 07/08/12 al 31/08/12
Per maggiori informazioni
Telefono: 0432271920
Email: museoetnografico@comune.udine.it
Sito web: http://www.udinecultura.it