È in libreria per Rubbettino il nuovo libro di Andrea Di Consoli “Il canto silenzioso degli amici”

«Questa scrittura è uno scontro frontale con la realtà. Non c’è cintura di sicurezza. E il piacere del testo è quello di trovarci di fronte a una storia d’amore, a un uomo di mezza età, a un poeta di paese, a una contrada di campagna, comunque sempre davanti a luoghi e storie raccontati con la luce naturale, messi sulla pagina senza usare filtri o attenuazioni».

«Il canto silenzioso degli amici è come una vecchia corriera che ti porta nella piazza di un paese dove non va nessuno, ma pure in un quartiere cittadino dove vive un barbiere, un gommista, un venditore di frutta, tutta gente che non scrive la sua vita ma te la porta bene in vista, stilisti di un sottile sfacelo, di una solitudine corale. Di Consoli sembra più a suo agio nel ritrarre gli spiriti randagi, le persone che sono partite dal nulla e non sono arrivate da nessuna parte»

Dall’introduzione di Franco Arminio

(pp 210 – € 18,00) con un’introduzione di Franco Arminio.

Anche in questo libro, come nel precedente “Dimenticami dopodomani” – pubblicato sempre da Rubbettino nel 2024 e del quale costituisce un ideale prosieguo – Andrea Di Consoli sceglie la strada della poesia narrativa per restituire la complessità delle relazioni umane, l’ambiguità del ricordo, il dolore dell’amore non detto. Lungo le pagine, la la voce poetica si muove attraverso monologhi, frammenti di memoria, rivelando una scrittura fatta più di ascolto che di affermazione, più di sguardi che di dimostrazioni.

“Il canto silenzioso degli amici” è un’opera poetica profondamente umana, che si muove al confine tra autobiografia e narrazione lirica, tra l’osservazione del mondo e l’introspezione. Andrea Di Consoli raccoglie in questo libro testi in prosa poetica che, pur essendo spesso brevi, si impongono per densità emotiva e intensità espressiva. Ogni pagina è un piccolo affondo nel cuore delle cose: l’amore, il tempo, il lutto, il corpo, la solitudine, la memoria, le radici.

È un canto che non urla, che non esibisce, ma che accompagna, come una musica di fondo, le esistenze fragili e preziose che l’autore osserva e racconta. È un omaggio alle vite semplici, ai legami essenziali, a quelle presenze discrete che hanno popolato e formato la sua umanità.

L’introduzione di Franco Arminio, intensa e appassionata, è un accompagnamento critico affettuoso e preciso. Arminio riconosce in Di Consoli un autore “radicato nella sua terra” ma senza compiacimenti regionali, un uomo che porta nella scrittura le sue contraddizioni: «concentrato sui suoi mali, ma attentissimo ai mali degli altri». La sua poesia non ha nulla di decorativo: è una «lingua febbrile ed emorragica», fatta per sopravvivere alla voragine del dolore e alla complessità del vivere.

Arminio coglie un punto essenziale: in Di Consoli non c’è ricerca del mistero, né della raffinatezza formale. C’è invece la volontà di restituire il vissuto: amori finiti, conversazioni familiari, incontri nei bar, suicidi nei paesi del Sud, ritorni mancati. Tutto è narrato con una scrittura “scoperta”, senza protezioni, “senza ingegneria del verso”. La sua è una prosa poetica o una poesia narrativa capace di raccontare l’anima degli uomini senza bisogno di metafore complesse.

Nel cuore del libro si trovano episodi di vita vissuta, spesso apparentemente minimi – un figlio che porta i cornetti a casa, una donna amata che se ne va, un vecchio contadino che fuma in silenzio – ma carichi di significato esistenziale. La realtà non viene trasfigurata, ma assunta per com’è, nella sua crudezza, nella sua grazia, nella sua bellezza imperfetta. Anche la geografia è reale e concreta: Fratta, Policastro Bussentino, Cutro, Torpignattara, Roma. Sono luoghi vissuti, attraversati, che non servono come sfondo ma come parti integranti della memoria e della voce narrativa.

Il vero protagonista di questo libro è la fragilità: la fragilità degli amori, degli affetti, dei corpi, delle relazioni, ma anche della società, dei mestieri scomparsi, delle generazioni sacrificate. Di Consoli racconta chi non ce l’ha fatta, chi ha resistito male, chi si è smarrito, ma lo fa con rispetto e compassione.

Come in “Dimenticami dopodomani”, ci troviamo davanti a una letteratura dell’ascolto, una poesia della sopravvivenza, dove anche l’amore fallito, il lutto non elaborato, il silenzio della provincia diventano canto.

Un canto, sì. Ma silenzioso. Come quello degli amici veri.

Andrea Di Consoli è nato a Uster, in Svizzera, nel 1976, da genitori lucani. Dal 1987 al 1996 ha vissuto in Lucania, prima di trasferirsi a Roma dove tutt’ora risiede. Scrittore, giornalista, autore televisivo, da anni in pianta stabile a Rai Fiction e capoautore del programma televisivo “La biblioteca dei sentimenti”. Ha pubblicato romanzi, romanzi, saggi, poesie, sceneggiature.

Antonio Cavallaro

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