Il romanzo che parla del nostro tempo rovente: Calùra di Saverio Gangemi

Esce questa settimana in libreria per Rubbettino Calùra, romanzo d’esordio di Saverio Gangemi, finalista alla XXXVII edizione del Premio Italo Calvino e premiato con la Menzione speciale della Giuria, che lo ha definito: “Una versione originale di climate-fiction dai tratti allegorici, alla cui aura fascinosa dà sostanza un’invenzione linguistica che fonde con perizia registro colto, elementi dialettali e parole dismesse”.

“Calùra – hanno osservato i giurati del Calvino – mette in scena, in un’atmosfera fuori dal tempo, arcaica, dai tratti fiabeschi, l’inaridirsi della natura fino alla sua estinzione. È terminato un ciclo cosmico, un altro inizierà preannunciato da un vento misterioso.”

In un paese senza nome, la vita sembra spegnersi lentamente. Una calura repentina e innaturale si abbatte sulla terra e devasta ogni equilibrio: le piante si accartocciano, gli animali scompaiono, l’aria si ferma. Gli abitanti cercano riparo all’ombra di un albero che resiste, unico segno di vita in un mondo che si sta prosciugando. Si apre così un tempo di attesa, fatto di giornate tutte uguali, di piccoli gesti ripetuti e di un silenzio che pesa anche sulle parole.

Calùra è un romanzo che racconta un paesaggio estremo, ma che nel farlo compone metaforicamente il ritratto del nostro presente: un mondo sempre più caldo, in cui i confini tra ciò che è vivo e ciò che è esaurito diventano confusi, anche sul piano sociale e interiore. In questo senso, il clima descritto da Gangemi non è soltanto una condizione fisica, ma una lente che svela un’umanità che resiste e che si consuma, sospesa tra ciò che è finito e ciò che potrebbe ancora cominciare.

La lingua di Gangemi restituisce in pieno questa tensione: è solida, scandita, insieme vicina al respiro orale e capace di altezze liriche improvvise. Il registro si muove tra italiano letterario, parole smarrite e frammenti dialettali che radicano il testo in una terra arcaica, senza però limitarlo: la voce narrante è ferma, precisa, a tratti spigolosa, eppure capace di aprire fenditure di luce nel paesaggio secco che domina il romanzo. Il ritmo segue il passo della calura: lento, esasperato, come l’attesa che logora i personaggi scena dopo scena.

Nel suo respiro sospeso e nella capacità di far parlare il paesaggio, Calùra dialoga idealmente con L’assedio di Rocco Carbone: se nel romanzo di Carbone una pioggia di sabbia si abbatteva violentemente sulla città, qui è l’arsura a imprimere il marchio dell’urgenza e dell’incertezza. Gangemi non mette in scena l’evento catastrofico, ma la deriva lenta, quella che nasce quando il tempo si dilata e il senso delle cose si sfibra. Calùra è un romanzo che non descrive soltanto: fa vivere. È attraversato da un’energia che scava nel presente e nella memoria, e che, pur nel silenzio, trova la propria voce.

Saverio Gangemi è nato a Redentora (Brasile) nel 1987 e vive a Melicucco in provincia di Reggio Calabria. Dal padre scrittore ha ereditato la passione per i libri, dal nonno l’amore per la natura, in particolare per il suo Aspromonte. Calùra è il suo primo romanzo, e ha ricevuto la Menzione speciale della Giuria alla XXXVII edizione del Premio Calvino.

Antonio Cavallaro

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