Chi si nasconde dietro il Vetro veneziano di Orazio Bagnasco?

Vetro di Orazio Bagnasco

Straripante di personaggi e di dialoghi arguti, quasi sincopati, con una girandola d’invenzioni letterarie, che già si possono cogliere tra le righe conturbanti dell’incipit narrativo del magnetico romanzo “Vetro” (casa editrice Mondadori, costo 14,00 €) del genovese Orazio Bagnasco, scrittore di razza, capace di aprire il piccolo o grande forziere, in cui si annida o dorme in fermento la nostra Fantasia.

“Nelle notti chiare, in cui l’astro gela le acque e le barene, chi ha buoni sentimenti rabbrividisce, chi ha l’animo cupo sente il terrore vicino o più prossimo il delitto. L’acqua calma e gelida della laguna si abbrazzava qua e là,componendo o scompigliando l’immagine della tonda luna, e il suo chiarore brillava sulle bave di ghiaccio, che già si formavano vicino alle rive e sulle nevi dei monti lontani”. Bagnasco è narratore d’istinto, di passione (nutrito, però, di eccentrica cultura, dalle arti figurative al colezionismo): lo ha già ampiamente dimostrato, nel 1997, con il suo convincente debutto nel mondo libresco con “Il banchetto”.

Accade spesso, a narratori di questa poliedrica natura, d’imbastire storie che possono apparire complesse, stravaganti, in quanto s’incentrano, fortemente, su una simbologia che può sfuggire al lettore, se non è subito chiarita ed esplicitata. Bè, il titolo apparentemente enigmatico è già un simbolo (vedremo più avanti di che cosa, nel frattempo, vogliate perdonarmi, ma sappiate “tenere in stand-by” la vostra legittima curiosità) ed, emblematico è il prezioso servizio da tavola in vetro di Murano che governa l’intreccio narrativo e sta al centro della vicenda, la quale raccoglie (nel 1754, l’epoca d’ambientazione) personaggi per nulla contemporanei in senso temporale, ma attualissimi e simili in senso morale: Casanova, Lorenzo da Ponte, Don Giovanni e il servo Leporello oltre ad altri, singolari e nel contempo normalissimi.

Tipi furbeschi ma disarmanti nella loro profonda umanità, che intrecciano parecchie avventure, coinvolgendoci e solleticandoci. Per capirne il timbro della prosa e dello stile di Bagnasco, bisogna fare un passo indietro, per un attimo e, tener presente un mirabile, illuminante libro “Della dissimulazione onesta”, di quel genio semisconosciuto che resta Torquato Accetto, spirito strambo ma straordinario, vissuto tra Cinquecento e Seicento, che potrebbe passare per un gran pensatore del nostro tempo, tanto fu profetico. Poiché tutti i personaggi evocati da Bagnasco sono imbevuti, fino al midollo, di Seicento, ecco cosa sentenziò l’Accetto su quest’epoca: “Si tratta di un Secolo di teatrali bugiardi e di teatrali falsari, un secolo al finger pronto e nell’ingannare accorto”.

Basti pensare allo Jago shakespeariano, falsario dell’amicizia; il Don Giovanni di Tirso de Molina e di Molière, falsario dell’amore; il Tartufo, ancora di Molière, falsario della devozione. Figura in maschera e in costume: non a caso Bagnasco, nel suo corredo ispirativo, ambienta i suoi sferzanti colpi di scena a Venezia, città di Maschere. E l’Accetto sempre puntuale aggiunge: “Le maschere rendono impenetrabili, elusivi e sfuggenti. Ipocriti. Impostori e traditori, talvolta…Coscienze instabili; lacerate, se oneste; altrimenti tenebrose, vischiose e gaglioffe; biecamente impaludate e avvolpinate, tra furberie e attentati”.

Ecco, se si fosse messo in retrocopertina questo passo di Accetto, il romanzo di Bagnasco avrebbe rivelato e svelato, con immediatezza fulminea, il suo cuore tematico, perché chiara e lampante sarebbe apparsa la simbologia del Vetro (che rappresenta, ora possiamo rispondere, la fragilità incantante della simulazione) e delle radici dei protagonisti. Libero dalla necessità d’intuire le metafore serpeggianti fra le righe, Bagnasco sa come intrattenerci, con i suoi interrogativi misteriosi, la suspense sotterranea di cui è maestro, la sfida fra Don Giovanni e Casanova, tesa all’ultima conquista. Incontri maliziosi con donne di lignaggio e con altre povere di tutto, soprattutto di spirito: marci intrighi tra politici, subdoli travisamenti della realtà…

Leggiamoli, con il gusto intatto e l’ironia leggera che si meritano, tenendo presente che Bagnasco, anche se sembra affondare nel passato, tende invece a raffigurare il presente. Tende a dire: oltre le soglie del Terzo Millennio, state attenti perché stiamo rivivendo un “periodo falsario” come il Seicento. Stiamo attraversando un periodo di Vetro: basta una mossa più sbagliata delle altre per incrinarlo, per ridurlo in pezzi.

Mi siete mancati, Nostri Fedelissimi della pagina scritta, ma non ho mai smesso di pensare a Voi, specie ogni volta che sfogliavo libri, mi nutrivo di storie o, semplicemente “cadevo” immersa, come un’imprendibile Sirena, nell’ “Oceano-Scrittura”: Benritrovati a Todos!! Buona “RiLettura”!! Vostra Elena P.

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