Stazione spaziale Afrofuturista pronta al giro del mondo

Immaginate che Marte sia stato colonizzato e poi distrutto. E di essere costretti a tornare sulla Terra, rimasta deserta dopo una misteriosa apocalisse. È l’anno 2799 e siete oltre la foresta di mangrovie, sull’isola di Lamu, (fu) perla swahili patrimonio mondiale dell’umanità: dovete costruire da zero una civiltà nuova.

“Abbiamo hackerato l’idea della Nasa di creare gruppi con una forte etica comunitaria, applicandola a un futuro locale invece che marziano” spiega all’agenzia Dire Ajax Axe, all’anagrafe Ajax Phillips, 37 anni, artista e fotogiornalista, americana con mezza vita in Africa. È lei, insieme con Abdul Rop, Lincoln Mwangi, Mohamad Twaha Shariff, Shizemonize e altri creativi keniani ad aver immaginato le installazioni della Lamu Space Station.

Enigmi e visioni di rafia, metallo e reti di pescatori, laboratorio (eco)sostenibile e provocazione futuribile, con un appello agli Elon Musk e ai Jeff Bezos, perché “invece di fuggire su altri pianeti tornino sulla Terra” e si concentrino sulla vita da salvaguardare qui. Magari cominciando dalla foresta di mangrovie minacciata dal nuovo porto di Lamu, nel nord del Kenya, destinato a essere il più grande dell’Africa subsahariana. E continuando con il giro del mondo delle Space Station: “artivisti” e rifugiati ne assembleranno una a Lesbo, dopo una puntata ad Aspen, Colorado (lì vivono i genitori di Bezos e il fratello di Musk, “magari ne sentono parlare pure loro”).

Questa sera c’è un incontro sull’afrofuturismo in programma a Nairobi e poi forse, chissà, anche il Sudan. “Il progetto c’è, vediamo se le condizioni politiche a Khartoum lo permetteranno” dice Ajax Axe. “Al potere ci sono i generali, ma la rivoluzione popolare del 2019 ha creato fermento e aperture anche sul piano artistico: in gioco c’è il nostro futuro di terrestri”.

fonte «Agenzia DIRE» comunicazione@agenziadire.com

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