Sindone: Hitler e il piano segreto per impossessarsi del Sacro Lino

Non smette di far parlare di sé il lenzuolo più famoso della storia. Dopo le recenti scoperte che hanno riacceso il dibattito sulla sua datazione medievale, un nuovo libro di Salvatore Giannella e Gaetano Gramaglia, edito da Rubbettino, porta alla luce alcuni dettagli poco noti sulla storia recente della reliquia più celebre della cristianità. Nel volume, intitolato Salvate la Sindone. Una missione tra fede, guerra e spie (pp. 132 – € 18,00), gli autori raccontano una vicenda avvincente in cui la Storia si intreccia con il Mistero.

Al centro del racconto c’è l’ossessione di Adolf Hitler per la reliquia torinese, che il Führer considerava non solo un simbolo di potere spirituale, ma anche un talismano legato a componenti esoteriche e alla sua visione di un nuovo ordine religioso-politico. Già nel 1938, durante la sua visita in Italia, Hitler mostrò un interesse morboso per il Sacro Lino, alimentando il timore di un furto o di una confisca da parte nazista.

Per metterla al sicuro, nel 1939 Vittorio Emanuele III, con l’appoggio di Pio XII e di Giovanni Battista Montini (il futuro Paolo VI), fece trasferire in segreto la reliquia nell’abbazia di Montevergine, in Irpinia. Questo santuario, sorto attorno alla devozione per la Madonna nera di Mamma Schiavona, non è solo un luogo di fede millenaria, ma anche un simbolo di accoglienza: da secoli rappresenta un rifugio spirituale per i femminielli napoletani, che vi compiono ogni anno il tradizionale pellegrinaggio, riconoscendo in esso un legame profondo con la figura materna e misericordiosa della Vergine.

Protetta per oltre sette anni dai monaci benedettini, la Sindone riuscì così a sfuggire alle mire di Hitler e alla furia della guerra. Il libro racconta quella missione corale di fede, spionaggio e coraggio civile che salvò la più preziosa delle reliquie cristiane, custodita in un santuario che è al tempo stesso simbolo universale di inclusione e speranza.

Salvatore Giannella è giornalista e saggista. È stato direttore dell’Europeo e di Airone.

Gaetano Gramaglia, laureato in scienze dell’investigazione, da sempre appassionato di storia è stato peacekeeper in aree di crisi.

Antonio Cavallaro

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