Ci sono principi forti inscritti nel DNA di Col Vetoraz, a sostegno di una filosofia da sempre orientata all’eccellenza. Un percorso che parte da lontano, dalla storia millenaria di una terra vocata, nella quale affondano le radici di una famiglia, i Miotto, che questa terra l’ha sempre coltivata, amata e rispettata.
Il senso di appartenenza al Valdobbiadene DOCG è uno dei punti saldi che guida l’impegno quotidiano dell’azienda trevigiana, che nel 2017 ha deciso coraggiosamente di eliminare il termine “Prosecco” da tutte le etichette e strumenti di comunicazione, preferendo il nome Valdobbiadene, a sottolineare il legame indissolubile con il territorio e con la sua unicità. È attraverso i suoi spumanti che Col Vetoraz diffonde con convinzione il proprio messaggio di eccellenza nel mondo. Una voce che la stampa internazionale ha raccolto, compreso e raccontato, come dimostrano le numerose pubblicazioni uscite in questi mesi, dagli Stati Uniti fino all’Europa. Tra le altre ne citiamo alcune.
Veronika Crecelius, autorevole firma per la testata di settore tedesca Weinwirtschaft, nel suo focus sul Valdobbiadene DOCG, fa un quadro sull’andamento 2025 ed affrontando nello specifico anche il ‘nodo Prosecco’. Tra i produttori di Conegliano e Valdobbiadene questo termine – spiega – è spesso vissuto con ambivalenza. Le grandi cantine producono sia DOC che DOCG, ma molti temono che l’enorme crescita del Prosecco DOC (oltre 660 milioni di bottiglie) danneggi l’immagine della zona storica. Qui si inserisce la dichiarazione di Loris Dall’Acqua, enologo e cofondatore di Col Vetoraz: «La corsa continua del DOC spinge verso un calo di percezione del valore del Prosecco. I prezzi oscillano tra 2 e 3 euro: è una spirale al ribasso che getta un’ombra su di noi. Servirebbe il coraggio di abbandonare la parola Prosecco, ma gli interessi economici e l’opportunismo all’interno del sistema sono più forti della volontà o della consapevolezza di proteggere e delimitare un’identità e un paesaggio unici, cresciuti nei secoli. La parola Prosecco banalizza la nostra origine».
Su Forbes USA, Tom Mullen seleziona quattro regioni italiane e, per il Veneto, cita il Valdobbiadene DOCG Superiore di Cartizze di Col Vetoraz, descrivendone la vivacità, le bollicine sottili, l’acidità decisa e vibrante, la struttura solida, e considerandolo un vino ben bilanciato, audace e avvolgente, capace di regalare un sorso orchestrale. Decanter inserisce lo stesso spumante tra i 15 migliori vini premiati da non perdere per texture, complessità e persistenza, assegnandogli 92 punti.
Eleonora Scholes, la voce dall’Italia per il pubblico russo, sul suo blog Spaziovino.ru mette l’accento sui tre Valdobbiadene DOCG denominati ‘Coste’ spiegando nel dettaglio il motivo di questo nome legato alla diversa esposizione dei vigneti da cui vengono ottenuti, e rimarcando quanto il legame dell’azienda con la natura sia solido e fondamentale per garantire un alto livello nella qualità.
Eigi Tanel sulla testata estone di settore VINE, pone l’accento sulla storicità di un’azienda la cui famiglia fondatrice coltivava la vite fin dal 1838, e sull’ambizioso obiettivo di valorizzare la terra di origine rispettandola e difendendola col lavoro di ogni giorno.
Infine, il giornalista e critico polacco Michal Novicki sul blog professionale Negroamaro.pl dove frequentemente scrive di realtà italiane, illustra con chiarezza la differenza tra Doc e Docg, soffermandosi sull’eccellenza di Col Vetoraz, memore di una meravigliosa esperienza personale di visita e degustazione in loco.
Una galleria di firme di rilievo che contribuisce costruttivamente a tenere accesi i riflettori sugli scenari internazionali, tracciando il progredire constante di un cammino che, per Col Vetoraz, è fatto soprattutto di sensibilità ed educazione alla corretta percezione della propria identità, insieme al valore più autentico che racchiude ogni calice di Valdobbiadene DOCG in termini di storia, sacrificio e coraggio.
Col Vetoraz Spumanti S.p.A.
Situata nel cuore della Docg Valdobbiadene, la cantina Col Vetoraz si trova a quasi 400 mt di altitudine, nel punto più alto dell’omonimo colle parte delle celebri colline del Cartizze. È proprio qui che la famiglia Miotto si è insediata nel 1838, sviluppando fin dall’inizio la coltivazione della vite. Nel 1993 Francesco Miotto, discendente di questa famiglia, assieme all’agronomo Paolo De Bortoli e all’enologo Loris Dall’Acqua hanno dato vita all’attuale Col Vetoraz, una piccola azienda vitivinicola che ha saputo innovarsi e crescere e raggiungere in soli 25 anni il vertice della produzione di Valdobbiadene Docg sia in termini quantitativi che qualitativi, con oltre 2.300.000 kg di uva Docg vinificata l’anno da cui viene selezionata la produzione di 1.250.000 di bottiglie. Oggi, raggiunti i 30 anni la sfida è quella di riuscire a mantenere nel tempo questa importante posizione conquistata. Grande rispetto per la tradizione, amore profondo per il territorio, estrema cura dei vigneti e una scrupolosa metodologia della filiera produttiva e della produzione delle grandi cuvée, hanno consentito negli anni di ottenere vini di eccellenza e risultati lusinghieri ai più prestigiosi concorsi enologici nazionali ed internazionali.
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