Alla ricerca degli albori perduti: i nordestranei.

I Nordestranei

Fiumi d’inchiostro versati sulla carta stampata. Dibattiti televisivi animati e convegni accademici altisonanti, più o meno pertinenti. Innumerevoli pubblicazioni saggistiche, che dispensano spicciole e sommarie classificazioni sociologiche. Perlopiù ovvietà, sorrette dai soliti stereotipi e dai pregiudizi di facciata, che ben conosciamo e strenuamente combattiamo. Tutta questa sequela di riflessioni e d’iniziative, ossessivamente frequenti negli ultimi anni, per analizzare o meglio identificare quello strano soggetto culturale, geografico ed economico, che va sotto la definizione di Nord-Est.

Questa macroregione comprendente Veneto, Friuli e Trentino, che un tempo i nostri consunti ed indimenticabili sussidiari delle elementari, più fedeli alle entità territoriali, chiamavano semplicemente Triveneto. E che oggi è posta sotto i riflettori della critica e della letteratura sociale più disparata e, talvolta insensata. Dove o si loda a priori i modelli di vita e il trionfo economico dei nostri luoghi, o si esercita un esame feroce, parlando perfino di disgregazione dell’etica, d’identità sfaldate e smarrite. A far giustizia di questi estremismi alquanto arbitrari giunge il gradevole saggio narrativo “I nordestranei” (pp. 150, edizioni Sperling & Kupfer, costo 14.46 €), a metà tra il diario minimo e la cronaca d’ambiente, del giornalista siciliano d’origine Mariano Maugeri. Con il taglio secco e perspicace tipico del suo stile, Maugeri, superando gli sterili schematismi, i sondaggi e le categorie tanto in voga, compie l’operazione culturale più saggia ed obiettiva, come richiede la regola essenziale del buon giornalismo d’inchiesta: lascia parlare i protagonisti del Nord-Est, fotografando narrativamente, senza retorica ma con vivida autenticità, le storie di uomini ed ambienti dai differenti percorsi esistenziali, che, per nascita o per scelta, vivono nel “mitico” Nord-Est. Nove microstorie d’imprenditori, politici, sindacalisti, sindaci, registi, che, da Vicenza a Treviso, dalla Carnia a Bolzano, da Venezia ai Sikh di Arzignano, sono accomunati dalla cosiddetta “nordestraneità“. Vale a dire, dalla volontà di costruire una più salda identità culturale di quest’area geografica, sempre guardinga sul fronte dell’autonomia, ma altrettanto prodiga di un costante dialogo con altre realtà. Giacché, non scordiamolo, nell’accezione positiva del termine, il nordestraneo è colui che, mai dimentico delle proprie origini, della valigia consumata e legata con lo spago dei nonni, ricerca nel presente un sistema di valori antichi, ossia onesti ed imbarattabili. Senza piegarsi al “verbo” assoluto dei mercati e, dell’aziendalizzazione di massa. E investendo sui due titoli più preziosi: se stesso e il suo capitale d’idee e di tradizioni. La verve sostenuta dei racconti; il perfetto amalgama tra discorso diretto e descrittivo; il tono arguto ed ironico, che non offre risposte consolatorie ma nulla concede ai sarcasmi della retorica pessimista: queste le peculiarità formali e contenutistiche che rivelano, nel giornalista Maugeri, l’impronta di un fine e talentuoso narratore. Valga su tutto, miei cari amici lettori, la memoriale chiusa delle pagine dedicate all’incontro ad Asiago, con il regista Ermanno Olmi. Parole che scuotono la mente e vanno dritte al cuore del lettore, riconfermando, se mai ce ne fosse stata la necessità, che l’anima dei Triveneti non è orfana, né tantomeno disorientata: è l’anima di un popolo in fermento, che ha regalato e continua a regalare al mondo, in termini di cultura, arte ed economia, uomini, esperienze, eventi e produzioni di eccezionale levatura. Lettura significativa che divorerete, ne sono certa, tutta d’un fiato. Al prossimo inchiostro virtuale. Elena Pilato

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