Mostra FINI&CONFINI dal Paesaggio al Territorio

Mostra organizzata dal Museo del Paesaggio, in collaborazione con il Comune di Torre di Mosto e La Fondazione Terra d’Acqua, con il patrocinio della Fondazione di Venezia e della Casa dei Tre Oci.

Il Museo del Paesaggio di Torre di Mosto, seguendo il programma inaugurato lo scorso anno di aprire una sezione stabilmente dedicata alla fotografia contemporanea, presenta nel suo primo appuntamento del 2019, una grande mostra di carattere internazionale sul tema Paesaggio-Territorio. Le opere provengono da una collezione privata italiana molto importante; costruita con un paziente lavoro in oltre trent’anni di approfondimento critico su alcuni filoni della ricerca artistica americana ed europea, è prevalentemente composta da opere fotografiche che coprono l’intero arco storico della vita della fotografia, dalla data della sua invenzione ad oggi, con un particolare addensamento riferito al periodo che, a partire dagli anni ’50 del secolo scorso, arriva sino alla contemporaneità. La collezione è in costante divenire.

Accanto alle opere fotografiche e in dialogo con le stesse, essa comprende un nucleo di opere pittoriche,
grafiche e di sculture di emblematica importanza nel novecento italiano che già rivelano, nella sequenza
degli artisti rappresentati (e solo per citare alcuni tra gli italiani del secondo novecento in mostra: Fontana
e Manzoni, con a seguire Agnetti, Garutti, Parmiggiani, Paolini, Isgrò, Vaccari, ed altri) uno dei tagli
curatoriali che presiedono la collezione. Accanto alla sottolineatura di un costante impegno sul versante critico, culturalmente e socialmente impegnato, la collezione evidenzia l’energia e la fecondità di una presenza carsica del concettuale, un fiume originario che, talvolta visibile in superficie, altre scorrendo in alvei sotterranei, dagli inizi del ‘900 scardina e decostruisce con il suo acido gli stereotipi dell’immaginario societario capitalistico, aprendo a nuove istanze di armonie, a inusitati spazi di pensiero, azione e linguaggi per significarli.

La collezione, nella sua vastità e complessità, comprende opere classificabili in più generi: insieme al tema del “paesaggio/territorio”, anche quello del corpo (con particolare riguardo all’arte di matrice femminista) e della poesia visiva. La parte della raccolta che si presenta in questa esposizione riguarda il binomio territorio-paesaggio, che occupa una parte molto significativa dell’intero “corpus” della collezione. Paesaggio-Territorio. Attorno a questo binomio si è giocata nella storia dell’arte una battaglia delle idee che ha visto prevalere il Paesaggio come visione addomesticata del Territorio, spazi confinati della vita civile che ideologicamente fondono il bello e l’utile. Se oggi la nostra idea di Paesaggio tende ad esaurire ciò che riteniamo notevole, ed esclude tutto il resto, e cioè un Territorio pesantemente piagato dalla corsa cieca di un progresso vocato al fine del profitto, l’arte ci invita a scoprire le ragioni della disfatta della ragione, e propone motivi di riflessione intorno ai modi attraverso i quali il pensiero dominante ha creato il mito moderno del Paesaggio, ottundendo la nostra capacità di vedere le cose così come sono, e di immaginare un futuro diverso.

La presente mostra di questo intende parlare. Una mostra nella quale si prende apertamente partito per una critica del Paesaggio come genere iconografico, e contro la influenza determinante del concetto di Paesaggio sull’immaginario collettivo, potrà sembrare iconoclastica. Lo è. Sposando contro il Paesaggio il concetto di Territorio, inteso come spazio totale, aperto e socialmente disponibile, la mostra intende rendere evidenti i limiti, i confini, entro i quali il nostro immaginario di vita, la nostra stessa vita, si sono rinchiusi e sclerotizzati. Un insieme di 240 opere d’arte moderna e contemporanea, con 211 artisti rappresentati, nel quale la fotografia viene proposta a fianco della pittura e della scultura, assegnandole uno statuto paritetico a
quelle.

Le tre Parti nelle quali si articola la mostra sviluppano tre diverse tendenze espressive.
Oltrepassando la soglia dei Paesaggi, alcuni artisti ci presentano il Territorio totale come una entità
suprema, spiritualizzata, musicale, che, all’estremo, coincide con l’astrazione matematica, e che ci proietta
nella dimensione delle origini, o, all’altro capo, nel mistero dell’infinito (Parte I. L’immaginario
naturalistico). Troveremo qui opere dei primi “topografici americani” (Henry Jackson, Timothy O’Sullivan,
Carleton Watkins) fino agli esiti della fotografia del maestoso West di Edward Weston, ma anche il Balla
della “velocità astratta”, un sublime Oppi, un Prampolini “cosmico”, la potenza di una montagna di Sironi, e
gli esiti completamente astratti della Nuova Visione fotografica (anni 1920-30) e della Fotografia Soggettiva
di Otto Steinert e sodali degli anni 1950. Altri, penetrano nel corpo del Territorio per vivisezionarlo, per render conto delle ferite ambientali e sociali inferte da un suo uso meramente utilitaristico (Parte II. Progresso. Industria e urbanesimo).

Qui, dalle prime rappresentazioni ottocentesche del sistema fabbrica-città, ambiguamente oscillanti tra scene di genere e cruda realtà, il percorso della mostra conduce a Lewis Hine, con la sua denuncia del lavoro minorile, e a Eugène Atget e alla sua Parigi spettrale, e, ancora oltre, tra le due guerre, verso una rappresentazione del sistema ford-taylorista intrisa di un ottimismo macchinistico sin troppo lucido ed ostentato (Renger Patzsch, Rodchenko) per non lasciare prefigurare la tragedia sociale ed ambientale che si va preparando nelle officine e nei mercato del mondo (Robert Capa, Walker Evans, Robert Frank), sino alla Topographic Photography dei primi anni ’70 (Lewis Baltz, Stephen Shore, i coniugi Becher, comprese le declinazioni
europee della Topographic, con Gabriele Basilico e Guido Guidi in prima fila), che documenta con fredda
determinazione uno stato del territorio anonimo e profondamente malato, fatto segno anche, per la sua
ideologia quantitativa, dall’ironia mordace di artisti quali Luca Patella e Martin Parr.

Con l’arte concettuale vengono presi di mira e svelati gli stessi meccanismi tecnici della rappresentazione.
Dal grado zero del segno, la ricostruzione del Territorio totale passa per una ricerca di senso e di fine che
valorizza l’individuo e la specie mediante un uso virtuoso, cooperativo, ludico e sostenibile, delle risorse
naturali e tecnologiche (III. Altri mondi. Ricostruzioni). Questa ultima parte della mostra, suddivisa in 7
Sezioni, ripercorre le varie direzioni che l’arte degli ultimi 70 anni (dal secondo dopoguerra) ha tracciato per
una verifica delle Possibilità di modificazione (come il titolo di un’opera di Fabrizio Plessi del 1973 in
mostra): misure e calcoli (da Manzoni a Kosuth, passando per Paolini e Patella), viaggi reali e della mente
(Man Ray, Nam June Paik, Vaccari), Geografie dell’attenzione (Nanni, Arakawa, Ketty La Rocca, Ghirri),
Happenings a Land Art (Acconci, Kaprow, Vostel, Smithson, Oppenheim, Hutchinson, Long, Fulton, Gina
Pane, Jenny Holzer), sino alla diretta azione artistico-politica anni ’70 di marca soprattutto italiana (La
Pietra, Pettena, De Filippi, Claudio Costa, Franco Mazzucchelli, il collettivo UFO).

Il precipitare del mondo verso una possibile e definitiva catastrofe è infine visibile nell’ultima Sezione della
mostra: Distopie; nella quale gli incubi peggiori dell’umanità vengono prefigurati da opere di Peverelli,
Mario Cresci, Joan Fontcuberta, Paolo Icaro, Roni Horn, sino alla domanda finale implicita nel dittico di
Lucio Pozzi: ON/OFF (?). Non mancheranno in mostra determinanti riscoperte di artisti di primaria importanza ingiustamente dimenticati dalla addormentata critica ufficiale odierna, come, ad esempio, Mario Nanni, Sacha Sosno, Josef Dankowski, David Askevold, Cioni Carpi, Jochen Gerz e Gèrard Gasiorowski. Le opere proposte hanno tutte in comune il coraggio di scandagliare il presente e di rivelarcene le contraddizioni, e, da lì, di oltrepassare i confini, di renderci partecipi di eventi aurorali, di frammenti di vita altra.

Artisti in mostra

Berenice Abbott, Vito Acconci, Vincenzo Agnetti, Laure Albin Guillot, Darren Almond, Adriano Altamira,
Shusaku Arakawa, David Askevold, Eugene Atget, Matteo Attruia, Eugène Baldus, Giacomo Balla, Lewis
Baltz, Olivo Barbieri, Yto Barrada, Gabriele Basilico, Letizia Battaglia, Bernd e Hilla Becher, Bill Beckley,
Gianni Berengo Gardin, Jordi Bernadò, Antonio Biasucci, Lapo Binazzi (UFO), Ilse Bing, Renato Birolli,
Brassaï, Renè Burri, Luca Campigotto, Victoria Campillo, Silvia Camporesi, Robert Capa, Cioni Carpi, Nicola
Carrino, Vincenzo Castella, Enrico Cattaneo, Henry Cartier-Bresson, Emanuele Cavalli, Giuseppe Cavalli, ,
Chevoin Studio, Giovanni Chiaramonte, Velio Cioni, Pierre Cordier, Claudio Costa, Mario Cresci, Edward
Sheriff Curtis, Roger Cutforth, Eugène Cuvelier, Joseph Dankowski, Mario De Biasi, Fernando De Filippi, Ger
Dekkers, Françoise Demulder, Enrico Maria De Paris, Paola De Pietri, Walter Dexel, Philip-Lorca Dicorcia,
Henry Dixon, František Drtikol, William Eggleston, Olafur Eliasson, Peter Henry Emerson, Studio Esposito,
Walker Evans, Gilbert Fastenaekens, Claude-Marie Ferrier, Franco Fontana, Lucio Fontana, Joan
Fontcuberta, Robert Frank, Leonard Freed, Francis Frith, Hamish Fulton, Mario Gabinio, Alberto Garutti,
Gèrard Gasiorowski, Nancy Genn, Jochen Gerz, Luigi Ghirri, Mario Giacomelli, Paolo Gioli, Franco Grignani,
William Guerrieri, Franco Guerzoni, Guido Guidi, Heinz Hajek-Halke, Paul e Prosper Henry, Lewis Hine,
Matthias Hoch, Marta Hoepffner, Candida Höfer, Jenny Holzer, Eikoh Hosoe, Peter Hutchinson, Axel Hütte,
Adriana Iaconcig, Paolo Icaro, Emilio Isgrò, William Henry Jackson, Lotte Jacobi, Magdalena Jetelovà,
Francesco Jodice, Mimmo Jodice, Allan Kaprow, Peter Keetman, William Klein, Milan Knížák, Joseph
Kosuth, Germaine Krull, Ugo La Pietra, Ketty La Rocca, Gustave Le Gray, Barbara e Michael Leisgen, Richard
Long, Urs Lüthi, Man Ray, Werner Mantz, Piero Manzoni, Donald Mc Cullin, Michele Manzini, Taji Matsue,
Franco Mazzucchelli, Cèsar Meneghetti, Joel Meyerowitz, Duane Michals, Nino Migliori, Boris Mikhailov,
Tina Modotti, Carlo Mollino, Paolo Monti, Jean Moral, Ennio Morlotti, Ugo Mulas , Antoni Muntadas,
Edward Muybridge, Nadar , Mario Nanni, NASA, Walter Niedermayr, Arnold Odermatt, Luigi Ontani, Dennis
Oppenheim, Ubaldo Oppi, Timothy O’Sullivan, Gina Pane, Giulio Paolini, Claudio Parmiggiani, Martin Parr,
Luca Maria Patella, Giuseppe Penone, Gianni Pettena, Cesare Peverelli, Fabrizio Plessi, Anne e Patrick
Poirier, Lucio Pozzi, Enrico Prampolini, Achille Quinet, Francesco Radino, Albert Renger-Patzsch, Alexander
Rodchenko, Franz Roh, Romolo Romani, Thomas Ruff, Edward Ruscha, Sebastião Salgado, Alessandro
Sambini, Guido Sartorelli, Jan Saudek, Eberhard Seeliger, Flip Schulke, Kate?ina Šedá , Allan Sekula, Vittorio
Sella, Skeen Studio, Mario Sironi, Michele Spanghero, Stephen Shore, Sandy Skoglund, Aaron Siskind,
Robert Smithson, Atanasio Soldati, Sacha Sosno, Otto Steinert, Josef Sudek, Maurice Tabard, Aldo
Tagliaferro, Franco Vaccari, Ger van Elk, Ruud van Empel, Bernar Venet, Massimo Vitali, Peter Vogel,
Wilhelm von Gloeden, Wolf Vostel, Franz Herald Walther, Carleton Watkins, Weegee, William Wegman,
Wim Wenders, Edward Weston, Joel Peter Witkin, Silvio Wolf, Marco Zanta.

SABATO 23 FEBBRAIO 2019 Alle ore 16.30

AL MUSEO DEL PAESAGGIO DI TORRE DI MOSTO in Località Boccafossa

si inaugura la mostra FINI&CONFINI Dal Paesaggio al Territorio Opere da una collezione privata

a cura di Dionisio Gavagnin

Durata mostra
23 febbraio – 18 maggio 2019

Orario:
Sabato: 15.30-18.30
Domenica 10.00-12.00
15.30-18.30

Visite guidate su prenotazione.

info: giovannicesca@libero.it

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