Adieu Monsieur Modì: la tragedia di Amedeo Modigliani

Alla conquista gloriosa di Parigi con il suo volto espressivo come quello di un dio greco, oppure nella fame più nera arroccato in qualche “brasserie”, oppure consumato dalla tubercolosi che lo ucciderà: Modigliani, anarchico e geniale, scanzonato e seducente, imprevedibile ed indomito, rinasce sotto la penna tagliente ed arguta del giornalista Corrado Augias, nella splendida biografia dal titolo assai evocativo, “Il viaggiatore alato. Vita breve e ribelle di Amedeo Modigliani” (317 pp., casa editrice Mondadori, costo 15.00 euro).

Nel silenzio chiaro di una rosata alba parigina, la dilaniata Jeanne spalanca le finestre della casa dei genitori, al quinto piano della centrale rue Amyot; appoggia, scarnificata dal suo intimo dolore, la schiena al davanzale e, si lascia cadere volontariamente nel vuoto. Non aveva ancora 22 anni, era incinta al nono mese e, due sere prima, era morto in ospedale, coi polmoni schiantati e polverizzati dalla tisi, il suo compagno ed amante, la ragione prima ed ultima del suo vivere, il padre della piccola Giovanna e dell’altro figlio, tanto atteso e desiderato, che non vedrà mai la luce. Con quel suicidio invocato dalla sua sofferenza atroce e mai accettata, Jeanne mantiene il patto viscerale di “felicità  eterna”, che l’aveva consacrata e legata a lui, al grande e tormentato Amedeo Modigliani, fin dal primo sguardo e, di nuovo, sul suo letto di morte.

Termina così la storia dell’affascinante e decadente Modì, così chiamato per assonanza fonetica con l’aggettivo francese “maudè” ovvero maledetto, che si spegneva a Parigi, a meno di 35 anni, il 24 gennanio del 1920, dopo aver incantato l’arte europea ed incatenato sè stesso alle mirabili suggestioni pittoriche e scultoree, di cui era capace. Una storia umana tesa e drammatica, una vicenda artistica anticonvenzionale e fuori dai canoni, che l’autore Corrado Augias racconta con la terribile serietà, ma anche la squisitezza e la semplicità del biografo, rispettoso dell’uomo e della sua dignità. Molti prima di Augias hanno tentato di tracciare un profilo fedele dello sfuggente Amedeo: nel 1958 il regista francese Jacques Becker fece un film dal timbro lirico, “Montparnasse”, sulla vita di Modì, protagonista il bellissimo Gerard Philippe; nel 1989 la Rai produsse uno sceneggiato con Richard Berry, dal taglio semi-documentaristico e piuttosto didascalico. Ma la biografia davvero ben riuscita di Augias ci restituisce, nella sua celata complessità, tra luci ed ombre, la vita di un uomo ossessionato dall’arte, bello come un eroe romantico, amato e venerato dalle donne, piegato dall’alcolismo, dall’incuria per ogni bene materiale, dalla malattia, dalla sfortuna e dalla povertà.

Intorno a lui, calamita di emozioni e di cenacoli artistici, gravita la meravigliosa e spumeggiante Parigi d’inizio secolo, con i suoi quartieri folli, grondanti pittura ed arti espressive in ogni angolo, con i suoi ragazzi squattrinati ma ricchi di talento che, tra mansarde bohèmien e bar da quattro soldi, saranno destinati a diventare i protagonisti dell’epoca: da Picasso a Brancusi, da Utrillo a Foujita, da Matisse a Braque. Modigliani possiede sangue toscano, giacchè nasce a Livorno nel 1884 in una famiglia ebraica, benestante, colta, democratica. Fragile ed irrisoluto il padre, è la madre Eugenia, in adorazione della genialità figliale, che lo aiuterà, anche da lontano, quando, nel 1906, il ventiduenne Modigliani si reca a vivere a Parigi, perchè è la, all’ombra dei Campi Elisi, che si celebra la libertà d’espressione più totale, è là che accorrono tutti gli artisti, ansiosi d’imparare, di lavorare, di farsi conoscere, di esistere. Le donne s’innamorano dell’avvenente giovane italiano dal capello scompigliato e dagli occhi di brace e lui, ebbro di sè, si lascia amare.

La star di quegli anni, ci racconta in un aneddoto brioso e colorito Corrado Augias, ovvero la modella Kiki de Montparnasse, ritratta da Man Ray nella famosa foto di schiena, “Le violon d’Igres”, scriverà nelle sue memorie, riportate nella biografia…”Il cliente che dava più filo da torcere a Rosalie (la padrona di un caffè-bistrot dove sia Kiki che l’artista livornese andavano a mangiare con quattro soldi) era Modigliani, che passava il tempo ad emettere eruttazioni che mi facevano tremare dalla testa ai piedi…Ma quant’era bello, gli si perdonava tutto…E poi che cosa c’era da perdonare?!”. Lo amarono poetesse del calibro della russa Anna Achmatova, che così lo ricordava…”Aveva la testa di Antinoo e occhi dalle scintille d’oro. Diverso da tutti: non assomigliava a nessuno al mondo. La sua voce cadenzata mi è rimasta sempre nella memoria”.

Poi, a partire dal febbraio 1917, irrompe la passione cieca nella sua vita: s’innamorerà di lui, senza misura e fino alla morte, la diciannovenne Jeanne Hèbuterne, graziosa e severa ragazza cattolica, figlia della piccola borghesia parigina, la cui famiglia farà  di tutto, barbaramente, per staccarla dall’ebreo italiano, povero ed eccentrico. Quando la malattia di Modigliani peggiora e lui, che ha promesso di sposare Jeanne e riconoscere la loro creatura Giovanna, se ne dimentica nella viltà della sofferenza, le sue opere giungono a Londra e paiono destare eco ed interesse: per la prima volta i critici s’incuriosiscono ai suoi ritratti misteriosi ed arcaici, alle sue donne dal lungo collo, impudiche ed estatiche nel contempo. Qualcuno prodigiosamente comincia ad acquistare i suoi dipinti, ma, improvvisamente, si diffonde la notizia che Amedeo sta molto male: le vendite vengono sospese, in attesa del peggio, giacchè l’opera di un artista defunto svetta nelle quotazione e, si sa, anche i mercanti di allora badano agli affari. Ebbene, a distanza di quasi novant’anni, oggi risulta praticamente impossibile trovare sul mercato un’opera, pittorica e scultorea, di quel sublime Modì, che da giovane, a Parigi, pur avvolto in una classe innata, faticava a racimolare qualche soldo per un’esistenza decorosa.

Lascio a voi, miei attenti e perspicaci lettori, il piacere d’individuare la morale di quest’esistenza, conscia che, lassù, nell’Olimpo degli artisti l’inquieto Modì sia davvero finalmente libero: il viaggiatore alato ha trovato il suo cielo! Tanta piacevole lettura a tutti! Al prossimo viaggio di parole! Elena.

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