Teatri. In mostra due capolavori di Favretto

Nell’attesa mostra “Quando Gigli, Pavarotti e la Callas…I Teatri Storici del Polesine”, che la Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo propone dal 13 marzo in Palazzo Roncale, tra le diverse testimonianze teatrali compariranno anche due capolavori dell’arte veneta e italiana dell’Ottocento.

Due opere di Giacomo Favretto: Il “Balcone del Palazzo Ducale” e “Un incontro”, entrambi dipinti dal maestro veneziano nei primissimi anni Trenta. Le due tele appartengono alla Collezione di Eugenio Balzan, personalità badiense cui è intitolato il Teatro Comunale di Badia. Per volontà di Eugenio Balzan la sua collezione d’arte è stata legata al Comune d Badia che ne ha deciso l’allestimento nel foyer del Teatro.

“Trovo opportuno, afferma Alessia Vedova che ha curato questo aspetti della mostra curata dalla professoressa Maria Ida Biggi, ricordare come il Teatro Balzan di Badia, oltre che essere un teatro d straordinaria bellezza e fascino, è anche sede di una importante raccolta d’arte, quella appunto della Collezione Balzan”.

“Per la mostra al Roncale – annuncia la dottoressa Vedova – ho scelto due bellissimi dipinti ad olio di Giacomo Favretto, l’artista che è stato riconosciuto come “Il Longhi del suo secolo”. Sono dipinti a soggetto e ambientazione veneziana settecentesca. Entrambe le opere vantano un illustre pedigree, come del resto sempre accade per i dipinti di questa Collezione.

E’ infatti documentato che Balzan era molto attento negli acquisti e con giusta puntigliosità raccoglieva ogni possibile informazione su ciascuna delle sue opere. Di esse non solo documentava l’autenticità e l’origine, ma anche tutto il percorso vissuto dall’opera, le mostre cui era stata esposta, i passaggi di mano, le pubblicazioni. Entrambi i Favretto della Collezione Balzan sono opere già famose al loro tempo. Il “balcone”, ad esempio nel 1930 stato alla Royal Academy, esposto nella grande mostra londinese sull’arte italiana, era stato ammirato nella Biennale del ’32.

L’anno, dopo, nel maggio del 1933, adducendo motivi di salute, Balzan lascia i suoi importanti incarichi milanesi e l’Italia: Si rifugia in Svizzera, prima a Rovigo e poi a Lugano. Una decisione obbligata dalle più pesanti pressioni, se non intimidazioni, del Regione Fascista, visto che si era rifiutato di prendere a tessera del Fascio”.

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