L’umanità degli animali e l’animalità dell’uomo di Claudia Manuela Turco

Da tanti anni al centro del mio lavoro letterario ci sono l’umanità degli animali e l’animalità dell’uomo, come si evince da diversi titoli di miei libri (Glenn amatissimo – Il cane che mi salvò la vita, Il Ciliegio, 2013; Lord Glenn – L’anima di Byron nel cuore di un cane, Biblioteca dei Leoni, 2014; Neraneve e i sette cani – Storia di antiche violenze, Italic, 2018).

Tutto il mio tempo è scandito dalla presenza del cane: i miei occhi cercano continuamente i suoi, i suoi occhi cercano i miei. Prima Glenn (Lord Glenn), poi Mughetto (Mr. Mughy), ora Nina. Tutti e tre mi hanno salvato la vita e molte volte. Con ognuno di loro, un mondo diverso, ma sempre, a suo modo, un mondo di perfezione. E grazie a loro ho maturato, via via, una visione sempre più magica della realtà («Nel cuore dei cani alberga l’anima di poeti estinti»).

Soltanto con l’arrivo di Glenn, nel 2007, smisi di sentirmi incompleta e incompresa. Lo adottai perché aveva problemi alle anche come me (eravamo “amici per le ossa”). Proprio vedendo come la gente trattava lui, iniziai a sentire il dovere di espormi in prima persona. Le cattiverie che la gente diceva su di lui, davanti a lui, erano le medesime che altri avevano rivolto a me, quando ero bambina e poi ragazza. Io e Glenn eravamo una cosa sola, una sola anima.

A volte litigo con i libri, con i loro autori, smetto di leggerli, non compro più le loro opere, distruggo le copie in mio possesso. O capita che le conservi per i momenti in cui c’è necessità di arrabbiarsi di nuovo, di ritrovare energie per non arrendersi. C’è da vergognarsi, leggendo quanto a volte l’uomo è riuscito a scrivere sia sugli uomini che sugli animali, e ancor di più c’è da sentirsi in imbarazzo pensando che nessuno si sia indignato, opposto, come nel caso di molti film di successo. Per fortuna almeno qualche volta le persone sono meglio delle parole che usano.

Io scrivo soprattutto di cani, quello è il mio mondo, ma so bene che meritano altrettanto rispetto tutte le forme di vita e non solo gli animali domestici. In realtà, non bisogna mai abbassare la guardia nemmeno per quanto riguarda questi ultimi, perché le conquiste possono venire scardinate sui fronti più diversi, nei momenti più impensabili, anche se in Italia la situazione è decisamente migliore che altrove (le origini dell’ENPA risalgono all’aprile del 1871, quando a Torino Giuseppe Garibaldi (sì, proprio lui, “l’eroe dei due mondi”), Anna Winter e Timoteo Riboli costituirono la “Società Protettrice degli Animali”).

Sono molto affascinata da tutte le creature del bosco: le spio entrando nella loro sacra cattedrale in punta di piedi, in punta di cuore. In un mondo ideale, vorrei poter conoscere veramente tutti gli animali, uno a uno. Ponendosi le domande giuste, risulta interessantissima l’esistenza, la biografia di qualsiasi essere vivente. Tanti hanno formulato teorie sugli animali senza mai neanche averci avuto a che fare; io ritengo imprescindibile il contatto diretto.

Alcuni hanno bisogno di appigli, di ricorrere alla religione o alla scienza per definire il loro rapporto con le varie creature; altri ritengono, invece, che la scienza sia troppo lenta nel dimostrare quanto per loro è evidente da sempre. C’è chi istintivamente, grazie a una capacità innata, riesce a interagire e a comunicare con l’animale risolvendo con complicità qualsiasi problema possa sorgere, senza bisogno di filtri, di “educatori”. Io sono e sono stata vegetariana o quasi, a seconda della fase, del mio mezzo secolo di vita, che si voglia considerare. Quel “quasi” fa sì che io mi senta un’assassina. La quotidianità porta con sé un intreccio di problemi molto complessi, per tenere a bada i quali è necessaria la collaborazione di molti, se non di tutti, perché, a ben vedere, tutto si ricollega con tutto.

Il cattivo esempio degli altri (pure il mio) deve stimolare a fare meglio, non a fare altrettanto. C’è anche chi è vegetariano perché non vuole contaminarsi, mangiando carne, con chi avrebbe, nella sua ottica, “bassi istinti”. E questa non è una bella prospettiva, anche se, al lato pratico, risparmia la vita a molti innocenti. L’umanità dovrebbe aspirare a fare la cosa giusta per il giusto motivo, ma l’evoluzione spirituale richiede tanti passaggi; raramente avviene per illuminazione rapida o immediata.

«Il bene e il male si intrecciano, ma non si confondono»; eppure ho l’impressione spesso che il bene non esista, perché nel momento in cui sto facendo qualcosa per qualcuno, non mi sto occupando di qualcun altro che ne avrebbe disperatamente bisogno. Ecco dunque l’esigenza di non preoccuparsi soltanto dei propri affetti, degli animali appartenenti alla propria “famiglia multietnica”, ma di rivolgere lo sguardo anche altrove.

La mia Neraneve si elettrizza quando rende felice il suo Mughetto con deliziose scatolette, preziose “scatoline” di prelibatezze a base di carne, ma il suo è, a volte, presunto umorismo canino, a volte “entusiasmo materno” (egoismo?). Aspiriamo alla pace, ma siamo in guerra. La vita è un gioco spietato di coalizioni e strategie per la sopravvivenza. Comunque, Mughetto ha sempre preferito la frutta alla carne; se avesse potuto scegliere, si sarebbe nutrito soltanto di frutta e l’ultima cosa che abbiamo potuto fare insieme è stata proprio gustarci un grappolino di uva bianca.

Nulla è facile o difficile in senso assoluto. Se noi esseri umani, con la nostra presunzione, possedessimo l’olfatto del cane, come ho scritto in Neraneve e i sette cani, diremmo che l’intelligenza risiede nel naso. I luoghi comuni sono molto fastidiosi, ognuno di noi ne è un po’ vittima. A volte cadiamo nella rete delle affermazioni irrazionali, cercando di difenderci da chi ci ferisce con provocazioni varie. Per esempio, mi dispiace sentir ancora dire che il gatto è più diffuso perché più amato rispetto al cane. Ad affermazioni così superficiali, talvolta mi è capitato di replicare che il gatto pare sia più simile all’uomo, indipendente e capriccioso, che non si leghi mai veramente a nessuno, che rimanga sempre un po’ selvatico, e che è molto meno impegnativo. E riguardo al suo essere misterioso, non lo siamo un po’ tutti, persino nei confronti di noi stessi?
Il cane da qualcuno viene visto come poco affascinante perché buono.

Io, invece, osservando proprio i cani, ho scoperto che si può essere belli e maledettamente sfortunati (dannati) eppure rimanere senza peccato, restare generosi e sempre grati, sapendo apprezzare ogni più piccolo dono ricevuto dalla vita. Per me, se «il poeta è la più impoetica delle cose che esistono» (John Keats), il cane è l’essere più poetico. Fantasioso, sempre curioso e mai noioso. Ogni volta che guardo il mio cane, è un colpo di fulmine. Per il suo aspetto perfetto (bellezza senza vanità, direbbe Byron: è stato ovviamente il celebre Lord, a donarmi il titolo del libro), per i suoi meriti e per la sua storia. Aver trascorso quasi tutta l’esistenza in un Rifugio, dopo magari maltrattamenti indicibili, lascia il segno (Nina che trema per qualsiasi rumore, spaventata persino da una crocchetta che si spezza in bocca, mi ricorda me stessa tanto tempo fa). Secondo alcuni l’animale resta ancorato soltanto al presente perché il suo è un pensiero semplice. Penso non si vedano, o non si vogliano vedere, le infinite sfumature di colore.

L’attenzione va focalizzata sempre sull’individuo. Nascere in salotto e poter trascorrere tutta la vita alternando gli agi domestici alle avventure in giro per il mondo, amorevolmente accompagnati sino alla fine dei propri giorni, immaginare che tutto possa essere un meraviglioso gioco, non è come venire picchiati se si ha paura dello sparo di un fucile, se si entra in casa, se non si prende il topo, se si toccano i fiori in giardino. E magari si viene lasciati in strada, a seconda degli alterni umani umori, esposti alle intemperie, in mezzo ai pericoli del traffico. Molti cani sanno cosa sia la violenza sui minori, avendola sperimentata sulla propria pelle. E non sono rimasti per sempre bambini che non crescono mai, come invece per fortuna tanti loro simili. Quindi, dire che i cani sono meno amati dei gatti, ai miei occhi, assume un significato ben preciso e molto diverso da quello attribuito da chi ci scherza sopra con affermazioni superficiali. I miei cani hanno sempre “litigato” con i gatti, ma… per divertirsi. Senza nutrire alcun odio. Semmai si tratta di una recita, di un gioco delle parti, che consente di trarre, dalla finzione, attimi vivificanti.

Alla luce di tutto ciò, non vedo proprio ragione di contrapporre cani e gatti. Anche quando litigano, loro stessi per primi non vorrebbero fare a meno del loro “avversario”, che gli movimenta le giornate, allontanando la noia.
Inoltre, anni fa ho avuto la fortuna di conoscere una gattina molto speciale. Impossibile dimenticare i suoi occhi, che non abbandonavano i miei, la sera che la conobbi, mentre mi raccontava, urlando disperata, tutto quello che le era successo prima che la mia amica la adottasse. Poi all’improvviso si tranquillizzò e rimase acciambellata per il resto della serata, mentre sedevo sulla cassapanca, dietro la mia schiena, toccandomi come se ci conoscessimo da sempre. Mi sembrava, così tenera e alla ricerca di comprensione, una cagnolina smarrita e piena di paura, ora al sicuro ma consapevole che poteva ancora capitarle qualcosa di molto doloroso in questo mondo così spietato e pieno di pericoli.

E la cagnolina Tanya, che aveva rischiato di morire, quando mi rivide poche ore dopo essere stata operata d’urgenza per una forma grave di piometra, pianse emettendo urla atroci, facendo un discorso che durò parecchi minuti, molto articolato. Voleva raccontarmi tutto e chiedermi dove fossi stata, rimproverandomi perché non ero (stata) accanto a lei (io, sua sorella) quando ne aveva avuto più bisogno. Mi raccontò il terrore che l’aveva assalita durante una sofferenza indicibile, incomunicabile. Tutti noi presenti scoppiammo a piangere, guardandoci increduli. Ricorrendo alle parole, non sarebbe mai stato possibile descrivere così efficacemente la paura di morire.

Dai cani ho imparato soprattutto l’importanza del “merito”. In famiglia a nessuno piace sentirsi messo al secondo posto. Tanti “drammi della gelosia” potrebbero essere evitati, sia con i bambini che con cani e gatti, semplicemente dimostrandosi ancor più premurosi, in presenza dell’ultimo arrivato, proprio con chi c’era già prima e quindi merita di non venire messo da parte. In questo modo l’ultimo arrivato sarà facilmente amato da tutti e non percepito come un “nemico”. E mi commuove vedere come di solito i cani anziani vengano rispettati dai più giovani all’interno del proprio branco. Ma la vita è molto complicata pure per loro.

Purtroppo capita talvolta anche di vedere magari un cane con un mal di denti terribile, che cerca in tutti i modi di dissimularlo, poiché sa benissimo che, se gli altri ti vedono debole, ci può essere sempre qualcuno pronto ad attaccarti per sostituirti. Perché esiste un terribile meccanismo di sostituzione che non risparmia nessuno, splendidamente indagato da Javier Marías (persino una macchia sul pavimento cerca ostinatamente di non lasciarsi del tutto cancellare).

Non è, dunque, questione di umano o animale, cane o gatto, bensì di conoscenza e rispetto delle diversità. L’individuo non è mai uguale a qualcun altro. Ognuno riveste un suo ruolo ed è insostituibile, anche se, nell’economia del mondo, per gli altri non conta o conta poco. La sofferenza è uguale per tutti. Non si è mai troppo sensibili.

Ringrazio l’editore Macabor (l’intero staff) e Bonifacio Vincenzi (sensibile poeta e critico letterario), per avermi proposto di occuparmi di questa antologia, e ringrazio per la partecipazione e la collaborazione tutti gli autori che hanno accolto l’invito e quanti si sono resi disponibili, sin da subito, a contribuire alla riuscita del progetto. Ogni suggerimento si è rivelato preziosissimo. Ognuno è stato insostituibile, a suo modo. L’ordine delle poesie raccolte in questo volume non segue quello alfabetico dei loro autori. Ho cercato di condurre la narrazione in modo che non ci fossero brusche fratture tra una poesia e l’altra, lasciando che qualcosa degli argomenti o delle atmosfere evocati nella precedente lirica sfumasse nella seguente.

Ritengo quest’opera collettiva particolarmente importante, sia per la qualità e varietà delle voci radunate, sia sul versante della sensibilizzazione, per quanto concerne le tematiche affrontate. Non è stato facile selezionare i testi inseriti. In redazione è giunta una quantità di materiali che ci ha davvero sorpreso. Alcuni versi selezionati possono sollevare, comunque, talune criticità e meriterebbero ulteriori approfondimenti o risposte poetiche improntate a diversa visione, prospettiva. Risulta auspicabile, pertanto, che ci possa essere in futuro occasione, magari anche sul versante della prosa, di dare seguito a questo progetto.

Mi avvicino alla conclusione di queste mie considerazioni, sperando che il lettore che spesso ha provato disagio parlando con altri degli animali della propria famiglia, possa sentirsi meno solo e meno incompreso. E con l’augurio che la poesia possa essere davvero veicolo di un messaggio di solidarietà nei confronti di tutte le creature che soffrono, sono indifese, hanno subito maltrattamenti, sono in pericolo. Nessuna conquista è al sicuro. L’impegno per la protezione degli animali deve proseguire su ogni versante, trovandoci uniti. Ciò non può essere considerato di secondaria importanza.

Infine, un ringraziamento particolare agli animali che hanno ispirato i versi di cui si compone questa antologia, alle creature che ci accompagnano quotidianamente rendendo speciale ogni singolo attimo condiviso, e ancor più in generale, a tutti gli animali non umani che ci regalano tanta bellezza e mistero, arricchendo di significati profondi la nostra esistenza, contribuendo, ognuno, a rendere tanto complessa quanto affascinante la Vita.
Anche loro poeti, a loro modo.

CLAUDIA MANUELA TURCO (a cura di), Bellezza senza vanità – Poesie d’amore per gli animali, Macabor Editore, 2021

Poesie di: Franca Alaimo, Maria Allo, Sandro Angelucci, Ivano Baglioni, Marco Baiotto, Carla Barlese, Mariella Bettarini, Fabrizio Bregoli, Anna Buoninsegni, Corrado Calabrò, Anna Cascella Luciani, Ennio Cavalli, Marta Celio, Filomena Ciavarella, Domenico Cipriano, Pietro Civitareale, Alessandra Corbetta, Pino Corbo, René Corona, Mirella Crapanzano, Mariapia L. Crisafulli, Roberta D’Aquino, Milo De Angelis, Marvi del Pozzo, Renzia D’Incà, Antonio Fiori, Alessandro Fo, Luigi Fontanella, Lucia Gaddo Zanovello, Renzo Gherardini, Mariateresa Giani, Daniele Gorret, Ilaria Grasso, Nicola Grato, Giuseppe Grattacaso, Carol Guarascio, Vivian Lamarque, Caterina Lazzarini, Annalisa Macchia, Dante Maffìa, Gabriella Maleti, Dacia Maraini, Franco Marcoaldi, Daìta Martinez, Ivano Mugnaini, Angelo Mundula, Roberto Pacifico, Elio Pecora, Roberta Pelachin Giorello, Matteo Pelliti, Susanna Piano, Umberto Piersanti, Davide Puccini, Fabio Pusterla, Antonella Radogna, Emilio Rentocchini, Gianni Rescigno, Paolo Ruffilli, Rocco Salerno, Elisabetta Santini, Evaristo Seghetta Andreoli, Gabriella Sica, Lilia Slomp Ferrari, Antonio Spagnuolo, Cristiano Spila, Dario Talarico, Silvano Trevisani, Antonio Vanni, Lucio Zinna, Paolo Zoboli.

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