Marco Goldin al Roncale per Milani

Mercoledì 14 giugno, con inizio alle 18:30, su invito della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, Marco Goldin sarà ospite di Palazzo Roncale per una conferenza dal titolo “Da Ca’ Pesaro al Fronte Nuovo delle Arti. Pittura in Veneto ai tempi di Virgilio Milani”.

L’incontro con il celebre critico trevigiano avviene nell’ambito della mostra “Virgilio Milani e l’Arte del ’900 in Polesine”, curata da Alessia Vedova, mostra che, dopo una pausa nei mesi di luglio e agosto, riaprirà i battenti il 1° settembre per poter essere ammirata sino al 5 novembre.

L’ingresso alla conferenza è libero, naturalmente sino ad esaurimento dei posti a disposizione. Per accedere all’incontro è necessario di registrazione, registrarsi sul sito www.fondazionecariparo.it/eventi

L’arco cronologico che Goldin tratteggerà accompagnandosi con un’ampia proiezione di immagini, si estende esattamente su trent’anni, dalla fine della Prima guerra mondiale, con le mostre conclusive della straordinaria stagione di Ca’ Pesaro, fino al 1948, che è l’anno della Biennale della ripresa, dopo lo stacco per il secondo conflitto.

“È l’occasione in cui, in grande stile, viene presentato – anticipa il critico – il gruppo del Fronte Nuovo delle arti, quando Giuseppe Marchiori, su invito del segretario generale dell’istituzione veneziana, Rodolfo Pallucchini, presenta quei pittori che avevano visto la loro prima esposizione in comune nell’estate del 1947, alla galleria della Spiga a Milano.”

Per cui, al principio e alla fine della lezione, due storie che hanno fatto diventare il Veneto un vero e proprio terreno di avanguardia. Del resto Arturo Martini, uno dei componenti più importanti del gruppo capesarino, ancora nel 1944 scriveva così a Nino Barbantini, lo storico segretario: “Da quel tempo nulla è mutato e sono sicuro che quietati i rumori e gli interessi, la pagina più autentica dell’arte italiana è ancora quella di Palazzo Pesaro. La santità di quel tempo è tanto immacolata e autentica che sento dopo tanto lavoro e maturità il bisogno di rifarmi anche ora, per veder giusto, a quel tempo.” È ciò che ancora oggi molti storici pensano.

Gli anni che si affacciano sulla Prima guerra mondiale, e ne sono parte, vedono la scomparsa di Ugo Valeri, poi di Umberto Boccioni e infine, all’inizio del 1919, di Umberto Moggioli. Sono stati tra i principali protagonisti delle mostre precedenti di Ca’ Pesaro, che riprendono nel 1919, prima della celebre “secessione” del 1920 da parte di Gino Rossi e compagni. Verrà quindi analizzata questa fase della pittura veneziana, con le opere nuove di Gino Rossi sulla scia della costruzione cezanniana, poi quelle di Semeghini, Casorati, Cadorin, Wolf Ferrari, Zecchin, oltre ad alcuni nomi nuovi tra i quali i veronesi Zamboni e Trentini e il trevigiano Nino Springolo.

Di qui in avanti, e dopo la trasformazione della stagione capesarina in quella meno avanguardista di Palazzo Carminati, varrà il senso piuttosto di precise singolarità, dalla trama onirica di Alberto Martini alle seducenti figure femminili di Oppi, dallo strepitoso realismo magico di Cagnaccio di San Pietro al colorismo di pittori come Novati, Ravenna e Varagnolo tra gli altri, fino alle pitture di paesaggi veneziani, tersi come non mai di Virgilio Guidi, o la straripante brama di vita compresa nei quadri di De Pisis. Prima, appunto, che sotto l’egida di Marchiori si affermi la Nuova Secessione artistica, presentata nel ristorante all’Angelo di Venezia alla fine di settembre del 1946, e diventata l’anno dopo il Fronte Nuovo delle arti. Su questa vicenda si chiuderà la storia della pittura in Veneto tra le due guerre”.

“Quelli tratteggiati da Goldin sono i decenni di maggiore attività di Virgilio Milani, protagonista della mostra rodigina.”, sottolinea la curatrice della mostra, Alessia Vedova. “Milani scelse di non allontanarsi mai dal suo territorio, rifiutò di partecipare alle stesse Biennali, non volle mai delle personali. Una scelta di volontario isolamento che non gli impedì di tenersi informato su quanto stava accadendo nell’arte al di fuori e dentro il Polesine, dove in quegli anni dominava la figura di un critico di Lendinara, Giuseppe Marchiori, che ebbe un ruolo di reale primissimo piano nel rinnovamento dell’arte in Italia.”

Info: Palazzo Roncale www.palazzoroncale.com

Ufficio Comunicazione:

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