E la Luce fu…Dentro il buio.

Deposizione nel sepolcro di Caravaggio

E fu la notte. Oscura, profonda, tenebrosa. Mai inizio di vita poteva essere più drammatico. Sotto il segno misterioso della luna e della sua luce fredda e infeconda, l’anima si abbandona al peccato, la mente segue l’errore. Così in ogni storia del mondo. Così nella storia cristiana, che al centro del creato pone l’uomo, essere fotosensibile non solo sulla pelle, ma nel cuore, negli occhi e nella mente. Ecce lucem, diceva Giovanni e in quel bagliore improvviso, quasi un flash, comparve Dio, la vita, il bene, la gloria e la salvezza.

Una nube e, l’umore cambia, le tonalità si spengono, il paradiso si allontana, i figli del giorno diventano figli della notte e, nelle prime note livide della sera il freddo della morte si avvicina. E con lei l’inferno. Altra luce, decisamente. Ma se nella concezione monoteista delle fonti luminose, la luce non poteva che essere una sola, nella storia dell’uomo, più volubile forse, incline a superare o rinnegare predecessori e contemporanei la divina illuminazione si è divisa in mille atmosfere, esaltando ognuna tensioni e aspettative diverse, ottimismo, pessimismo, aperture, chiusure, acrobazie di stile ed insofferenza alle regole.

Capitolo tra i più seducenti nella storia dell’arte, così vicino alla tentazione forte di avvicinarsi alle tenebre, sentirne il vento gelido e ritirarsi, è la splendida stagione che accompagna la fine del Cinquecento alla metà del Seicento. Figura cardine, Caravaggio, “cervello stravagantissimo” come lo definì il cardinale Del Monte: insuperabile Talento, ma soprattutto Uomo vero ed onesto che crede in quello che vive e dipinge, talmente tanto, da essere disposto a condividere con noi tutto ciò che il suo Occhio cattura e la sua Pittura crea. Caravaggio darà vita ad una nuova lingua espressiva del chiaroscuro ed attrarrà nella scia luminosa e straordinaria della sua rivoluzione, artisti come Rembrandt, Francisco Zurbaran, Georges de La Tour, una triade pittorica spettacolare, di cui cercherò di darvi alcuni dettagli decisivi inerenti alla loro estetica e poetica; una triade che saprà onorare e proseguire sulle orme dell’eredità caravaggesca. Come dire mondo cattolico e protestante, uniti nel segno della luce, che emerge dall’oscurità e risplende sulla bellezza imperfetta della realtà.

Una tesi importante, oserei dire fondamentale per comprendere il cambio di rotta vorticoso che la pittura cinquecentesca affronterà, supportata da opere eccezionali, non ultima la folgorante, che leva ogni facoltà di parola, “Deposizione nel sepolcro” (non necessita di alcun commento, lascio ai vostri occhi il privilegio di ammirarla nella nostra copertina e, trarne tutte le deduzioni estetiche del caso) sempre di Messer Merisi, datata 1604, attualmente conservata presso la Pinacoteca vaticana. Se il Giubileo è Dio fatto uomo, la Luce è il simbolo della sua venuta. E del ritorno dell’uomo, in un’epoca incerta come il Seicento, tra guerre, pestilenze e minacciosi progressi della scienza, alla grazia dell’illuminazione divina e al suo rinfrangersi drammatico sull’umiltà evangelica delle povere cose.

Non più l’oro senza spazio né tempo di Cimabue, non la luce diffusa, trasparente, razionale di Piero della Francesca né lo sfumato atmosferico che lasciava intuire lo spessore dell’aria di Leonardo, né ancora il chiaroscuro di Raffaello o il cangiantismo di sfumature di Michelangelo, ma una “pittura tenebrosa”, che nel segno di Caravaggio e dei suoi seguaci si animava dall’oscurità, toccando le briciole di un pane spezzato, le pieghe di una veste, la sorpresa di un volto, la scandalosa gravità di un corpo senza vita, la rielezione improvvisa di un chiarore diffuso, accecante. Così il San Paolo di Caravaggio, folgorato dalla luce che sembra uscirgli dal ventre, così il San Giovanni Battista, volto in ombra, copro creato come da un lampo, così la “Vergine Bambina” di Zurbaran, delicata come il vapore luminoso che le rischiara il viso addormentato, o San Pietro che rinnega per tre volte Cristo nel celebre dipinto di de la Tour, dove luce e ombra, verità e menzogna, si alternano sui volti dell’apostolo e della donna che lo ha riconosciuto.

O ancora i pastori, nell’acrobatica incisione di Rembrandt, che assistono, senza coglierne l’origine tanto sono ben dosate le ombre, all’annunciazione degli angeli. O infine il ritratto di vecchia, che emerge dal fondo scuro con grumi di pittura chiara, perché sullo stesso rilievo del colore la luce possa moltiplicarsi, nell’illusione di maggior veridicità. Non poteva essere altrimenti e, anzi è il pregio dell’accostamento tra questi Grandi del Seicento, che allinea nel percorso uomini solitari e silenziosi, quasi in ritiro dal mondo, come Georges de La Tour, “pittore del re”, nascosto nel 1650, nella sua residenza di Lunéville in Lorena, riscoperto solo all’inizio del ‘900, quasi un protocubista che, monacali come Francisco de Zurbaran, cantore spirituale della Conquista spagnola. O ancora caratteri insofferenti, scavati, violenti ma tremendamente grandiosi come Caravaggio, animato da una furia di vita che se non avesse espresso in Arte, lo avrebbe sicuramente sospinto verso l’autodistruzione.

Giacché il meraviglioso Merisi non era semplicemente un pittore, come piace credere a quelli che nella pittura vedono solo gli equilibrismi della tecnica, le finte degli inganni artificiosi, le illusioni delle velature. Egli era ed è un misterioso, intramontabile, inafferrabile Eroe moderno, capace di dialogare direttamente, attraverso la pittura, con la Luce del Cristo attraverso quel suo sguardo ipnotico e profondo, che scavava, sondava, scandagliava nel buio, riportando in superficie la sacralità luminosa del Verbo, l’aura ieratica del Figlio dell’Uomo. O infine personalità aperte, voluttuose nel desiderio di esibirsi e acquistare quanto di più pregiato offrisse il mercato dell’arte, come Rembrandt Van Rijn che per rispetto al suo genio e alla passione per i grandi italiani si firmava solo con il nome. Eppure in Italia non venne mai perché, come dichiarò a ventitré anni nel 1629, “i quadri più belli bisogna cercarli fuori dall’Italia”.

Fu invece Cosimo de’ Medici ad andare a trovare il maestro nel suo Grand Tour d’Europa. E visita negli atelier degli artisti, anche solo sulla carta, la fecero le grandi scoperte scientifiche di Copernico, Keplero, Newton, tutte trionfanti proprio nel Seicento. Luce scomposta nei colori, ma soprattutto luce come azione che rende percettibile l’oggetto all’occhio. Dalla scienza si torna all’origine: “Se il tuo occhio è limpido”, si legge nel Vangelo di Matteo, “tutto il tuo corpo sarà nella luce; se il tuo occhio è torbido, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Nell’azione della pittura seicentesca, l’uomo esce dal Caos e torna a sperare.

E c’è un Occhio limpidissimo anche ai giorni nostri, che eredita il concetto innato del chiaroscuro e l’uso magico della luce direttamente da Messer Caravaggio, applicandoli fedelmente e magistralmente all’Arte fotografica e, la cui presenza in questo articolo è più che mai pertinente, per fornire completezza e profondità alle tematiche trattate. Stiamo parlando di Messer Giuseppe Borsoi, che ormai passeggia tra le luci e le ombre di stampo caravaggesco con una padronanza e una consapevolezza ideali e stupefacenti. E vi citiamo i riferimenti precisi di questa sua spiccata attitudine chiaroscurale, direttamente dal Fotoblog, alcune Perle artistiche, in cui il modo di fotografare di Beppe non dà solo risalto netto alla realtà, ma possiede la dote “sciamanica” di cogliere il valore simbolico della Luce, che diventa Grazia soprannaturale e Senso del divino nei suoi Scatti come nei capolavori del Merisi. Concedetevi un tour virtual-visivo tra queste immagini (basta digitare sui links, posti alla destra dei titoli che vi elencherò), targate Giuseppe Borsoi e capirete l’essenza della rivoluzione caravaggesca…E non solo!!! Vostra Elena P.

a)“Luce da camera” http://www.bbdolomiti.com/beppeblog/index.php?showimage=1991

b)“La luce e il libro” http://www.bbdolomiti.com/beppeblog/index.php?showimage=2001

c)“Mele caravaggesche” http://www.bbdolomiti.com/beppeblog/index.php?showimage=2027

d)“Luce a Possagno” http://www.bbdolomiti.com/beppeblog/index.php?showimage=2037

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