Presentazione degli esiti del workshop internazionale di progettazione

Villa Farsetti

Venerdì 30 novembre alle ore 17, nel teatro di villa Farsetti a Santa Maria di Sala (Venezia), la Fondazione Benetton Studi Ricerche, in collaborazione con il Comune di Santa Maria di Sala, presenta i risultati del workshop annuale di progettazione, svolto dal 25 al 30 giugno 2018 e dedicato al giardino di villa Farsetti e al suo paesaggio.

I tre docenti che hanno guidato il gruppo di lavoro: Paolo Bürgi, Studio Bürgi, Camorino; Luigi Latini, Università Iuav Venezia; Giuseppe Rallo, Soprintendenza ai BB.AA.PP. delle province di Ve-Bl-Pd-Tv; con Simonetta Zanon, Fondazione Benetton, che ha coordinato l’iniziativa, illustreranno le proposte avanzate dal workshop, a partire dal riconoscimento di villa Farsetti come un dispositivo che può attivare le relazioni tra gli elementi di un sistema territoriale e paesaggistico ancora ben riconoscibile, ma che richiede un nuovo immaginario culturale, in grado di leggere in chiave contemporanea il suo passato di “giardino delle meraviglie” con collezioni botaniche e artistiche di pregio.

Parteciperanno: il direttore della Fondazione Benetton, Marco Tamaro; il sindaco di Santa Maria di Sala, Nicola Fragomeni; gli assessori Luca Morosin, Servizi culturali, Politica istruzione e Politiche giovanili, e Francesca Scatto, Lavori pubblici e Sicurezza.

Nell’occasione sarà distribuito il “giornale” del workshop, curato e pubblicato dalla Fondazione, che sintetizza i contenuti del lavoro svolto, consentendone la diffusione capillare.

Nei cinque giorni di workshop, i quindici giovani progettisti, selezionati tramite un bando pubblico, hanno approfondito, anche in termini progettuali, il ruolo che un importante insediamento di villa può svolgere nel paesaggio contemporaneo, nei suoi legami con il contesto sociale, culturale, territoriale.
Gli accessi e la percorribilità, i margini del sito, il lungo asse principale prospettico in continuità con l’assetto dei campi, la multiforme presenza dell’acqua (elementi lineari, acqua di falda, prato umido) sono gli elementi che hanno guidato i progetti, svolti dai partecipanti individualmente o in gruppi.

Nella proposta Coltivare l’immaginario. Villa Farsetti oltre il limite dello sguardo, Gregorio Grassi considera la grande scala, pur scegliendo come perno della sua proposta la villa e il suo possibile dialogo con il paesaggio agricolo e l’abitato. Al di là dei limiti storici del compendio, si cerca di presentare il lavoro dei campi in un’ottica nuova, come originale accezione di giardino contemporaneo, espressione della mutevolezza delle stagioni, in continuità con la tessitura fisica del giardino storico esistente. Questa nuova dimensione ha come obiettivo non solo quello di creare curiosità e interesse nella percezione comune, ma anche quello di introdurre nuove economie e restituire un ruolo centrale ai terreni agricoli che costituisco il tessuto connettivo di questo paesaggio.

Nel lavoro Utilitas et venustas: una linea picta nel nuovo paesaggio di villa, Eleonora Baccega, evocando la triade vitruviana, ragiona sul rapporto tra utilità e bellezza, individuando in questo binomio l’elemento guida per restituire interesse e vitalità al territorio di appartenenza della villa e dell’attuale struttura urbana.
Da questa necessità di stabilire forme di continuità e allargare i confini emerge l’idea di una “linea” che si ricollega alle geometrie vegetali del giardino di villa (in questo caso, il doppio viale di tigli esistenti) e si colloca lungo il suo asse territoriale principale. Il giardino prosegue così nel paesaggio con filari di alberi da frutto e fioriture, attraversando la campagna e segnalando la necessità di ripensare a quest’ultima come incontro tra esigenze produttive (l’utilitas conseguente a un sistema di orti e frutteti) e valori estetici (la venustas legata, ad esempio, alle fioriture e ai frutti delle nuove piantagioni).

Nel progetto La “sala” nel bosco: pause nel paesaggio agricolo di villa, Elisa Calore, Andrea Davoli, Matteo Furian, Gianmarco Lucarini, Agata Scudo hanno riflettuto sulla necessità di allargare gli sguardi e mettere a fuoco il ruolo e il valore del giardino di villa esistente in relazione al paesaggio agrario, nella sua articolazione spaziale, funzionale, paesaggistica. Il concetto di “pausa” viene così declinato sia nel campo della viabilità, restituendo alla Via Consolare uno status di passeggiata (deviando il traffico pesante), sia nel ritrovare all’interno delle fasce di terreno agrario progettate la stessa ricchezza e “biodiversità” fatta di pieni e “vuoti” che accompagnano nel paesaggio tradizionale la compresenza di filari, masse boscate, distese di piantagioni di forme e tessiture diverse.

In Arte e natura: una collezione di spazi botanici di Arjola Miraka, Sara Navacchia, Marta Ortolani, Marek Turosik, la vocazione storica del luogo, fortemente legata al gusto del collezionismo e alla diffusione della cultura sia artistica che botanica dell’abate Farsetti, viene interpretata con un’attitudine che oggi guarda al giardino come a una collezione di spazi connotati dalle loro peculiarità botaniche, nei quali l’interesse per l’arte e quello per la natura trovano un terreno comune. L’articolazione dei nuovi spazi, a partire dalla struttura esistente, si sviluppa come una successione di stanze nelle quali l’architettura è essenzialmente di natura vegetale, così come in quella del labirinto, figura alla quale ci si è ispirati. Seguendo questa nuova configurazione, le esposizioni, le collezioni botaniche e le manifestazioni legate all’arte, restituiranno nuova vita a un giardino oggi assopito, nato da un’ambiziosa visione culturale.

Il concetto di “resistenza”, e la ricerca di elementi come le acque e la loro permanenza nel paesaggio agrario veneto, emergono nel lavoro Paesaggi di resistenza: un teatro di acqua e culture nel territorio veneto di Francesco Caleffi, Arianna Lorenzon, Chiara Salemi e Alessio Tamiazzo, che interpreta le strutture ecologiche, i caratteri paesaggistici e le scansioni spaziali ancora leggibili nel paesaggio, facendone confluire segni e tracce nel progetto in forma di “teatro”, recuperando sia la vocazione storica del giardino, sia un’accezione contemporanea, in relazione con la struttura urbana attorno. Le nuove forme di socialità, l’interesse per la botanica e la stessa architettura vegetale che definisce i nuovi spazi, tutto si confronta in modo scenografico con la presenza dell’acqua, che riaffiora e ritrova un ruolo centrale nel paesaggio.

Il workshop è stato organizzato dalla Fondazione Benetton Studi Ricerche in collaborazione con il Comune di Santa Maria di Sala, con il coordinamento di Simonetta Zanon.
Hanno contribuito, attraverso seminari, testimonianze e materiali, Margherita Azzi Visentini (Istituto Veneto di Scienze, Lettere e Arti, Politecnico di Milano); Antonio Buggin, Carlo Pajaro e Alessio Stocco (Settore Tecnico, Comune di Santa Maria di Sala); Mariapia Cunico (architetto paesaggista, Università Iuav, Venezia); Martino Lazzari (Area Servizi Culturali, Comune di Santa Maria di Sala); Luciano Mauro (agronomo e paesaggista, Salerno); Ettore Muneratti (Università Iuav, Venezia); Tiziano Tempesta (docente di Estimo e Economia ambientale, Università di Padova); Francesco Vallerani (docente di Geografia, Università Ca’ Foscari, Venezia); Loris Vedovato (ingegnere, Santa Maria di Sala).

Ingresso libero.
Per maggiori informazioni:
Fondazione Benetton Studi Ricerche, T 0422 5121, paesaggio@fbsr.it

www.fbsr.it

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