Fabio Andina torna a farci emozionare con un romanzo crudo e intenso

Fabio Andina dopo lo straordinario successo internazionale de “La Pozza del Felice” – tradotto in tedesco, francese e in spagnolo – che lo ha consacrato nella cerchia dei maggiori autori svizzeri contemporanei e come lo scrittore ticinese tra i più letti di sempre, dopo aver portato a casa prestigiosi premi come lo Schiller Terra-Nova (paragonabile per importanza al nostro Campiello) o il Gambrinus – specializzato nella letteratura di montagna e che ha avuto tra i premiati autori del calibro di Terzani o Sepulveda – Fabio Andina torna ad emozionarci con un romanzo difficile da dimenticare.

Questa volta non sono però le cime innevate delle Alpi con i loro silenzi senza tempo a farla da protagonista ma le nevrosi di un uomo che sente la vita sfuggirgli di mano e comincia a naufragare nella tempesta di un matrimonio in frantumi.

È una storia difficile quella che racconta Andina, una storia che scava fin dentro l’anima riuscendo a tirare fuori tutto il torbido che ti attanaglia quando senti di aver toccato il fondo. Il protagonista che ha rotto con la moglie, rimasto senza casa, senza un lavoro stabile, senza soldi e con un mare di guai si rifugia a un’ora dalla città, nella baita di montagna che la famiglia usava un tempo come casa di vacanza.

Il rapporto con la moglie, australiana trapiantata in Svizzera, non ha funzionato: divergenze di carattere, forse anche culturali… ma c’è un bambino di mezzo che, come in tante altre storie di separazione finisce per subirne le conseguenze.

Ed è proprio l’amore per il proprio figlio che aiuterà il protagonista a “Uscirne fuori” mollando l’alcool e gli psicofarmaci e cominciando a camminare. Il cammino come percorso di liberazione interiore, di consapevolezza… un cammino che è sia reale che metaforico, sia terreno che spirituale.

A colpire il lettore è soprattutto la scrittura caratterizzata da uno stile quasi allucinato, fatto di espressioni brevi e sincopate all’inizio, che ricalca i mille pensieri che vorticano nella testa di un uomo che fa a pugni con la vita e che invece si distende man mano che l’io narrante ritrova un suo equilibrio.

“Uscirne fuori” è un ritratto terribilmente autentico della condizione in cui si trovano migliaia di padri, addirittura un padre su due, secondo alcuni dati.

«Sono partito dalla mia vicenda personale – ci racconta Andina – ma non mi sono fermato lì. Ho ascoltato centinaia di altre storie, condite di rabbia e lacrime. Ho voluto in un certo qual modo dare voce, attraverso la mia scrittura, a chi voce non ne ha perché non ne ha la forza o forse il coraggio».

Uscirne fuori è il terzo libro di Andina pubblicato da Rubbettino, dopo la “Pozza del Felice” e la serie di racconti “Sei tu, Ticino?”

Fabio Andina ha studiato cinematografia a San Francisco dove ha frequentato Lawrence Ferlinghetti che lo ha introdotto allo stile della Beat Generation. Con La pozza del Felice (Rubbettino 2018), tradotto in tedesco, spagnolo e francese, si è aggiudicato il Premio Terra Nova e il Premio Gambrinus. I racconti di Sei tu, Ticino? (Rubbettino 2020) sono diventati radiodrammi per la RSI. Altri suoi scritti sono apparasi in varie antologie e sul blog FattoreErre.it.

Il suo sito è www.fabioandina.com

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