Dal Salce gli anni di Matteotti nei manifesti d’epoca

Il Museo Nazionale Collezione Salce è, con i suoi preziosi manifesti storici, tra i protagonisti della mostra su Matteotti in corso a Rovigo in Palazzo Roncale.

“Giacomo Matteotti. Una Storia di tutti”, al Roncale sino al 7 luglio, ingresso gratuito, è a cura di Stefano Caretti con la co-curatela di Origoni Steiner architetti associati (Anna Steiner e Matteo Origoni). A promuoverla è la Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo con la collaborazione della Direzione Generale Archivi – Archivio di Stato di Rovigo, del Comitato Provinciale per il Centenario di Matteotti, della Fondazione studi storici “Filippo Turati” e il patrocinio del Comitato Nazionale per le Celebrazione del centenario della morte di Giacomo Matteotti. Tra le collaborazioni offerte a questa mostra c’è anche quella della Direzione regionale Musei Veneto (Ministero della Cultura), cui fa capo il Museo Salce.

Il Salce conserva la più importante collezione italiana di manifesti storici: oltre 26 mila sono gli esemplari del nucleo originario cui se ne sono aggiunti altrettanti di anni più recenti. Un tesoro unico in Italia e tra i più importanti al mondo.

Per la mostra su Matteotti, dal Salce è giunta una sequenza di manifesti che contribuiscono a ricreare il clima sociale e politico dell’Italia dal primo ‘900 a metà del secolo.

Elisabetta Pasqualin, direttrice del Salce, spiega che “i manifesti più antichi che i visitatori possono ammirare nella mostra di Rovigo risalgono agli anni tra il 1899 e i primi del ‘900: da quello di Dudovich per la Fiera del Santo a Padova, per il Convegno del Touring Club Ciclistico Italiano nel giugno 1899, a quello per il Concorso Automobilistico per Vetturette 5-7 HP, del primo decennio del secolo, fino a quello di Aldo Mazza per Concorsi aerei a Verona del maggio del 1910”.

“Dei primi del ‘900 sono anche due manifesti pubblicitari del giornale L’Avanti!, (1901-1903), quotidiano del Partito Socialista Italiano (PSI), che uscì a Roma il 25 dicembre 1896 sotto la direzione di Leonida Bissolati. I due manifesti rimandano una potente immagine di forza, ribellione e libertà: dall’uomo che spezza le catene che ha ai polsi a quello che forgia il metallo sull’incudine”.

“Poi arriva la Grande Guerra e con essa – continua la Direttrice – le locandine del Prestito Nazionale che rientrano nel repertorio delle immagini prodotte dalla propaganda negli anni del conflitto, dove il tema iconografico si incentra sui valori nazionali del “sacrificio comune” per la Patria. L’immagine è quella di due orfani di guerra in lacrime, dietro una lapide che ricorda la morte del padre, ad accompagnare l’invito a donare denaro. Mauzan, grande cartellonista di formazione francese, raffigura una bellissima donna (l’Italia) che tiene davanti a sé una spada verso cui sono molte le mani tese, tutto nei colori bianco, rosso e verde. Sempre Mauzan, dopo la disfatta di Caporetto del 24 ottobre 1917 e la riorganizzazione della linea difensiva sul Piave nel corso del mese successivo, raffigura un soldato che alza la scure per colpire una mano che artiglia il territorio lungo il Piave, sotto le parole “Per la Liberazione sottoscrivete”. Probabilmente sempre dopo Caporetto, non manca anche la vibrante difesa delle virtù e delle capacità del soldato italiano”.

“Gli ultimi manifesti e locandine fanno riferimento alla propaganda fascista e alle elezioni politiche del 1924, vinte dal Partito Nazionale Fascista. Enrico Sacchetti raffigura un oratore che con enfasi invita la popolazione alle urne, oppure, in un’altra locandina, è molto forte la personificazione dell’Italia che fa il saluto fascista, con il motto “A me!”, motto che venne utilizzato in molte stampe. Per le elezioni anche Dudovich realizza alcune immagini: un manifesto dell’Associazione Nazionale Ferrovieri Italiani, con il motto “Italiani Ricordate!” e un altro dove si vede un giovane in camicia nera con un manganello in piedi, finalmente vincitore, tra legni rotti, un drappo rosso lacero e il filo spinato”.

Documenti di un’epoca e di un certo clima politico. Ma anche capolavori assoluti della grafica pubblicitaria.

Info: www.fondazionecariparo.it

Fondazione Cariparo

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