Tutti gli articoli di Elena

Henrì ti presento Pablo: amici-nemici per la pelle.

Diceva Picasso: “A conti fatti esiste solo Henrì Matisse”. Diceva Matisse: “C’è una sola persona al mondo che ha il diritto di criticarmi: è Pablo, con il suo furore malaghegno”. Dicevano entrambi: “Dobbiamo parlarci spesso e il più possibile. Perché quando uno di noi due morirà , resteranno in sospeso un sacco di cose e, il sopravvissuto non avrà  più nessuno con cui parlarne”. Così concentravano, in questo scambio di battute schiette e fortemente significative, il senso più alto della propria inossidabile amicizia, due Titani, due Geni magistrali della pittura moderna ed immortale (ed erano loro i primi ad essere convinti della propria genialità): il malaghegno Pablo Picasso ed il francese Henrì Matisse, ovvero la forza d’urto e di rottura con il passato, il primo; l’uragano della “joie de vivre”, sublimata nel colore e nella linea che danzano in una libertà selvaggia sulla tela, il secondo. Continua la lettura di Henrì ti presento Pablo: amici-nemici per la pelle.

L’apprendista Michelangelo Buonarroti incanta Firenze.

Firenze, capitale di tormenti e di folli passioni artistiche per il giovinetto Michelangelo, dalle inclinazioni estetiche straordinarie, fin dalla più verde età, che trovano nell’ambiente mediceo fiorentino la prima palestra espressiva, il terreno fertile in cui il Genio seminerà esemplari incredibili ed eccezionali nella storia dell’arte universale. Continua la lettura di L’apprendista Michelangelo Buonarroti incanta Firenze.

Tutto il cielo in una stanza: la pittura ariosa di Giambattista Tiepolo.

Sensibile ed acuto testimone del proprio tempo, Giambattista Tiepolo (Venezia 1696-Madrid 1770), artista “frescante” raffinato e leggiadro, fissò lo splendore di un’epoca irripetibile, il Settecento veneziano, in ogni sua opera, dalle tele più sfarzose fino agli affreschi di tema religioso e mitologico, determinanti per la diffusione del nuovo gusto rococò, in tutta Europa. Continua la lettura di Tutto il cielo in una stanza: la pittura ariosa di Giambattista Tiepolo.

Il primo Sole della Venezia quattrocentesca: il Maestro delle Madonne, Giovanni Bellini.

Su Giovanni Bellini, allievo della celebre bottega lagunare del padre Jacopo e del fratello Gentile, su lui solo, riposa il futuro quattrocentesco della pittura veneziana. Lui solo ha attraversato il secolo, comprendendo e facendo propri i movimenti più profondi, pur rimanendo fedele a una sua coerente estetica di base: rivivono nella sua pittura, contemporaneamente, l’entusiasmo per la prospettiva brunelleschiana di Jacopo Bellini, il genitore; l’antico esaltato da Andrea Mantegna, suo cognato; la classicità marmorea di Tullio Lombardo; la strenua logica di Piero della Francesca; le risorse della nuova tecnica nordica della pittura ad olio; il passaggio a Venezia di Leonardo; il tonalismo romantico di Giorgione; l’innovativa vividezza cromatica di Tiziano. Continua la lettura di Il primo Sole della Venezia quattrocentesca: il Maestro delle Madonne, Giovanni Bellini.

A casa del travolgente Vincent: il Museo Van Gogh di Amsterdam.

Autoritratto di Vincent Van Gogh

Fino al giugno 1999, era lì lì per scoppiare il Van Gogh Museum di Amsterdam. Piccolo, troppo piccolo ormai per contenere visitatori ed ambizioni. Cresciuti entrambi a dismisura, queste in proporzione a quelli, passati dai 60mila del 1973 (data di apertura del museo) al milione l’anno di oggi. Visitatori richiamati dal genio tragico e profetico di Vincent. Attratti dal magnetismo ipnotico della sua linea vorticosa, del suo colore delirante ed esplosivo, della sua pennellata densa, grumosa, che sembra rapprendere sulla tela le dolorose asperità della mente e dell’anima. Continua la lettura di A casa del travolgente Vincent: il Museo Van Gogh di Amsterdam.

Martin Cruz Smith: il ritorno del commissario Arkady all’Havana.

Havana

Sei un poliziotto russo squattrinato e perdi la donna che ami per “disattenzione”, tutto all’improvviso, in un attimo, nella fetida astanteria di un policlinico sull’Arbat. E di lei ti rimane un cappotto nero di cachemire, il suo regalo di nozze. Un giorno, avvolto in quell’ombra calda e scura che conserva una “leggerissima traccia del suo profumo”, vai a Cuba per identificare i resti saponificati di un amico, di professione spia. Continua la lettura di Martin Cruz Smith: il ritorno del commissario Arkady all’Havana.

Il Pittore delle donne perdute: Henri de Toulouse Lautrec.

Il pomeriggio del 9 settembre 1901, il conte Henri de Toulouse-Lautrec-Monfa, appena dimesso da un manicomio e distrutto dalla sifilide e dall’assenzio, è seduto in poltrona mentre la madre gli tiene la mano, amorevolmente, nel salotto del castello di Malromò, una delle proprietà  di famiglia, vicino a Bordeaux. Nella stanza accanto il padre Alphonse, detto il “principe nero”, un uomo che eufemisticamente si potrebbe definire bizzarro, discendente da una delle più antiche casate di Francia (vi basti sapere, che ha il diritto di portare gli speroni anche nella cattedrale di Reims) e che ama travestirsi ogni giorno in maniera diversa, fa rumori molesti cercando di uccidere le mosche, con una frusta di sua invenzione. Henri ha un moto di stizza e sbotta: “Toujours le vieux con” (che vi tadurrò, in maniera politicamente corretta, “sempre il vecchio rompiscatole”). Poi si accascia e muore, tra le braccia della madre che lo aveva immensamente amato e compreso, fin dal primo vagito. Continua la lettura di Il Pittore delle donne perdute: Henri de Toulouse Lautrec.

Giverny: il giardino-ossessione del superbo Claude Monet.

Opera di Claude Monet

Ai confini della Normandia, la villa di Giverny fu perno visivo ed ispirativo del padre dell’Impressionismo, monsieur Claude Monet, lungo tutta la sua interminabile attività pittorica. Un catalogo inesauribile e rigoglioso di piante, fiori, giochi d’acqua, colori e luci: per quasi 40 anni, in ogni stagione e momento del giorno, con una maniacalità  incontrollata, fu il soggetto preferito dall’artista. Continua la lettura di Giverny: il giardino-ossessione del superbo Claude Monet.