ESTATE A PORDENONE sabato 25 agosto: Miv Festival, Carnera, teatro

Ultimo appuntamento con la discesa in canoa sul Noncello sabato 25 agosto, iniziativa a cura di polisportiva Montereale Valcellina e Canoa Club Naonis, che ha sempre registrato il tutto esaurito. Dopo una piccola pausa riprendono sabato 25 agosto le visite guidate gratuite a cura del Rotary: l’appuntamento è alle 11 davanti alla Loggia del Municipio.

Una mattinata alla scoperta di arte e storia che si può poi allargare a una visita alle mostre in corso negli spazi espositivi cittadini, tutte gratuite: Parole estroflesse di Renato De Marco in Biblioteca Civica, Le ville venete, Le ville friulane, istriane e dalmate in Galleria Bertoia, Fermare il tempo al Museo di Storia naturale, Graffiti di Guerra all’ArcheoMuseo, Dal reale al surreale al Museo civico d’arte.

Appuntamento fisso del sabato pomeriggio sono le letture ad alta voce per bambini fino ai 6 anni e i loro genitori in biblioteca civica, alle 17.

Per l’ Estate a Pordenone il Circolo della Cultura e delle Arti sabato 25 agosto alle 20.30 presenterà al Ridotto del Teatro Verdi con ingresso gratuito lo spettacolo “Jeanne e Amal, storia di un preludio”. Liberamente tratto dal romanzo “L’ultimo Concerto” (ed. L’Asino d’Oro) di Paola Cadelli, che ha curato anche l’adattamento teatrale, il recital si configura come un esperimento di commistione tra diverse forme d’arte: letteratura, recitazione teatrale, musica e fotografia. Gli attori Viviana Piccolo, Cesare Luperto, Fabrizio Gasparini e Luisa Cancian daranno vita ai personaggi del romanzo, che vede protagonisti Jeanne, pianista ribelle e trasgressiva dotata di una capacità artistica che va al di là del semplice talento musicale, Leonardo, medico eccentrico e visionario e Amal, simbolo di libertà e riscatto femminile.

Viviana Piccolo, che ha al suo attivo esperienze lavorative con Fernando Arrabal e Krystof Zanussi, ha curato anche la regia dello spettacolo. Francesca Oberhauser ha curato una scenografia per immagini, realizzata mediante la proiezione delle sue fotografie artistiche, completando l’allestimento in collaborazione col negozio Charme di Cordenons. A scandire i vari momenti dello spettacolo sarà la musica, anch’essa protagonista del romanzo, eseguita al pianoforte dal musicista Carlo Cenini. Il grafico Andrea Venerus, ha dato un volto a Jeanne per la locandina. Nel libro si intrecciano diverse tematiche su uno sfondo storico che, partendo dalla Seconda Guerra mondiale, di cui si adombrano gli orrori arriva all’attentato delle Torri Gemelle. Ci sono grandi storie d’amore, misteri, straordinari talenti, vicende quasi magiche, tuffi negli abissi dell’animo umano, la celebrazione dell’arte e interrogativi contemporanei.

Omaggio a Carnera nell’Estate a Pordenone sabato 25 agosto alle 20.30 nel Convento di San Francesco con “Ogni pugno è una scommessa”, reading musicale che si avvale delle narrazioni di Valerio Marchi (ideatore del progetto) e Alessandra Pergolese, delle voci del trio Kalliope (Michela Franceschini, Rossella Zarabara e Chiara Di Gleria) e delle musiche di Maurizio De Marchi. In scena la vita e la carriera – tra ascesa e declino, vittorie, delusioni e sconfitte – di Primo Carnera, unico italiano a conquistare il titolo mondiale dei pesi massimi, il 29 giugno 1933 al Madison Square Garden di New York, raccontate attraverso parole e note: da canzoni moderne come quella di Goran Kuzminac del 2006 (dal cui testo è tratto il titolo della rappresentazione) “Primo di Sequals” a “Carnera” di Federico Goglio, in arte Skoll, del 2013 fino a motivi degli anni Trenta come “Dai Carnera!” , “Evviva Carnera” e altre canzoni della sua epoca. Le parole sono quelle dei giornali contemporanei, tra quelli che lo mettevano al centro della cronaca, al Gazzettino, che celebrava il ritorno a Sequals al Corriere della Sera che con sguardo analitico ne prevedeva il tracollo finanziario, causato da manager malandrini. Uno sguardo dall’esterno, che si intreccia con lo sguardo interno tratto dai suo memoriale.

E attraverso le sue vicende personali si aprono spaccati sulla tra l’inizio del Novecento e gli anni del “boom”. Si troverà l’ America, colpita dalla crisi del 1929 e già desiderosa di rinascere, che si emozionava per l’ascesa di Primo Carnera e per quel suo essere, nell’immaginario comune, a metà fra l’umano e il sovrumano, ma anche l’incarnazione del povero emigrante che, attraverso enormi sacrifici e contro ogni previsione, scalava la vetta del pugilato e della fama mondiale, prima del declino sportivo e di nuove, straordinarie vicende. Si troverà il fascismo che cavalcò il mito di Carnera. Si troveranno quei valori della società contadina friulana, che Carnera aveva sempre serbato nel cuore, tanto che, malato, scelse di tornare nella sua Sequals per morire.

Autentico fenomeno di massa (si cimentò pure nel catch – affermandosi anche in questo caso come campione del mondo –, nel cinema, a teatro, in televisione, nella pubblicità, e divenne persino un fumetto), Primo di Sequals era l’Uomo più forte del mondo, la Montagna che cammina, il Gigante buono e tenero e generoso, oltre che comunicativo e ironico, lo era davvero. Né si perdeva d’animo quando i più maligni, specialmente nei momenti di difficoltà, lo chiamavano Torre di gorgonzola, Colosso d’argilla, Frankenstein del ring. Solcò frangenti straordinari e gloriosi, ma anche controversi e drammatici. Rimase tuttavia sempre un mito, in primis per la comunità italo-americana: «Quando Carnera passeggia su Broadway il traffico newyorkese si arresta», si diceva. Minato nel fisico dopo mille fatiche, sentì suonare a Sequals, dove volle tornare per morire a casa, «l’ultimo gong», come disse Enzo Tortora, allora giornalista sportivo, il 29 giugno 1967. Al di là dalle accuse di incontri addomesticati e intrecci malavitosi, il colosso friulano pensò solo a lavorare sacrificandosi con instancabile volontà, dando sempre la priorità ai valori della famiglia e delle sue umili origini. Dirà: «I pugni si danno e si prendono. Questa è la boxe, questa è la vita. Ho preso tanti pugni, veramente tanti; ma lo rifarei, perché sono serviti a far studiare i miei figli».

Chiudono il Miv Festival sabato 25 agosto alle 21 al parco IV Novembre in accoppiata col Finger Food Festival gli Heaven 17, gruppo musicale synth pop nato a Sheffield nei primi anni ottanta, che prendono il nome da una band immaginaria presente nel film Arancia meccanica. In origine composti dai tastieristi Martyn Ware e Ian Craig Marsh (provenienti dagli Human League, campioni dell’electro-pop) e dal cantante Glenn Gregory, dal 2007 si avvalgono della collaborazione della vocalist Billie Godfrey. Marsh ha abbandonato la formazione ufficialmente nel 2008. Il gruppo raggiunse la grande popolarità nei primi anni ottanta per i singoli Let Me Go, Trouble e Temptation, quest’ultimo impreziosito dalla voce di Carol Kenyon: Temptation fu poi ripreso dalla band gothic metal inglese Cradle Of Filth nel loro album Thornography. L’album Luxury Gap (disco di platino nel 1983) rimane uno dei capolavori del synth-pop britannico di tutti i tempi, grazie a un nugolo di melodie splendidamente arrangiate: Who Will Stop The Rain, Let Me Go, Crushed By The Wheels Of Industry, We Live So Fast, e Temptation. Indimenticato anche il loro debutto (disco d’oro) Penthouse and Pavement. Con la formazione precedente – B.E.F. (British Electric Foundation) – Marsh e Ware coinvolsero cantanti come Tina Turner, Sandie Shaw e Gary Glitter. Prima e dopo il live spazio a “The Beat goes on”, ovvero Ltj Experience Bert Vee&The Pear dj set.

Clelia Delponte
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