Robert Doisneau dal 22 settembre in mostra al Roverella

Provengono dall’atelier che Robert Doisneau aveva a Montrouge, nel sud della capitale francese, le selezionatissime immagini che il curatore Gabriel Bauret ha scelto di presentare al pubblico italiano nella grande mostra monografica, promossa da Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, dedicata al maestro francese della fotografia, che aprirà i battenti il 23 settembre in Palazzo Roverella.

È a Montrouge che Doisneau ha sviluppato e archiviato le sue immagini per oltre cinquant’anni, ed è lì che si è spento nel 1994, lasciando un’eredità di quasi 450.000 negativi. Dallo stesso atelier, oggi le sue due figlie contribuiscono alla diffusione e alla divulgazione della sua opera, accogliendo le continue richieste di musei, festival e case editrici.

Nato nel 1912 à Gentilly, una città nella periferia sud di Parigi, le prime tappe del percorso di Robert Doisneau sono segnate da una formazione nel campo della litografia, attività che abbandonerà rapidamente in favore di un apprendistato presso lo studio di un fotografo, André Vigneau, che gli fornisce una finestra sul mondo dell’arte. Seguirà, per quattro anni, un’intensa collaborazione con il reparto pubblicitario della Renault. Una volta libero da questo impegno, Robert Doisneau approda al tanto ambito status di fotografo indipendente, ma il suo slancio viene spezzato dalla guerra, che tuttavia non gli impedirà di continuare a fotografare. Subito dopo la Liberazione della capitale, di cui è testimone, comincia un periodo molto intenso di commissioni per la pubblicità (e in particolare per l’industria automobilistica), la stampa (tra cui le riviste “Le Point” e in seguito “Vogue”) e l’editoria. In parallelo, porta avanti i suoi progetti personali, che saranno oggetto di numerose pubblicazioni, a cominciare dall’opera “La Banlieue de Paris”, uscita nel 1949 e creata in collaborazione con lo scrittore Blaise Cendrars.

La sua traiettoria si incrocia anche con quelle di Jacques Prévert e Robert Giraud, la cui esperienza e amicizia nutrono la sua fotografia, nonché con quella dell’attore e violoncellista Maurice Baquet, con il quale mette in scena un gran numero di immagini. Dal 1946 le sue fotografie vengono distribuite dall’agenzia Rapho. Qui conosce in particolare Sabine Weiss, Willy Ronis e, successivamente, Édouard Boubat, che insieme a lui formeranno una corrente estetica spesso definita “umanista”. Nel 1983 gli viene assegnato il “Grand Prix national de la photographie”, a consacrazione di un’opera estremamente ricca e densa. Tale consacrazione passa inoltre attraverso le numerosissime esposizioni, in Francia come all’estero, le innumerevoli opere che rivisitano la sua fotografia dalle prospettive più varie, e i documentari a lui dedicati. E a Rovigo il pubblico italiano avrà il piacere di avvicinarsi al grande fotografo attraverso ben 133 delle sue più belle immagini.

Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo

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